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If Found... Erase/Rewind

Mettiamo subito in chiaro che If found… non è un videogioco. Perlomeno, non in senso stretto. Non ci pone di fronte a scelte morali, non offre diramazioni né enigmi di sorta. Semmai, assomiglia a una graphic novel che ha scelto di abbandonare la carta a favore di un dispositivo elettronico. If found… è lineare e si sfoglia quasi come un libro, al punto che mi sentirei di consigliarlo a tutti gli abitué di fumetti e letteratura.

Giocandoci, mi ha ricordato il bellissimo Fun Home di Alison Bechdel, per le tematiche LGBT, per la profondità e la sensibilità del racconto, e per l'uso del memoir come genere narrativo. Qualcuno potrebbe obiettare sul perché, una storia del genere, abbia scelto di esprimersi attraverso l’interazione. In realtà, il gameplay adottato dagli autori, oltre a essere semplice e efficace, è anche imprescindibile ai fini del racconto.

Alla fine degli anni Novanta il gruppo svedese The Cardigans cantava Erase/Rewind. Riavvolgere e cancellare. Cancellare per poi ricostruire. In If found… al giocatore viene messa in mano una gomma attraverso la quale rimuovere disegni, pagine o a svelare parole nascoste sotto gli scarabocchi. La gomma in questo caso è una metafora di cambiamento, e soltanto dopo averla consumata è possibile ricominciare a scrivere.

If found… è prima di tutto un eccellente “bildungsroman”, un romanzo di formazione che segue l’evoluzione della protagonista verso l’età adulta. L’arco narrativo principale procede per un mese intero sulle pagine del diario di Kasio, ventitreenne degli anni Novanta afflitta da diverse situazioni traumatiche. Alla sua storia si intreccia quella di Cassiopeia, astronauta risucchiata da un buco nero. E mentre la prima narrazione si muove su un livello intimo e privato, fatto di incomprensioni e recriminazioni, la seconda apre a temi universali che ci ricordano quanto siamo minuscoli e insignificanti rispetto alle stelle, alle galassie, alla materia oscura. Questa giustapposizione tra le piccole ma grandi difficoltà di Kasio, che cerca di capirci qualcosa dalla vita, e l’imminente apocalisse che solo Cassiopeia potrebbe evitare, è una trovata narrativa di grande potenza. In If Found… si passa con scioltezza dal reale al fantastico, da una minuscola isola irlandese ai buchi neri, dalle prove di un scassinato gruppetto punk rock ai viaggi interstellari. Le dicotomie micro/macro e individuale/universale funzionano bene, e hanno il pregio di avvicinare If found… ai migliori racconti del realismo magico. La scrittura dei dialoghi è matura, e pur adoperando un linguaggio semplice non scade mai nel banale (vale la pena segnalare che la localizzazione italiana è ben fatta).

Per tutto il gioco si respira un’atmosfera rarefatta, marginale, fatta di decadenza e immobilità. Si beve molto tè, piove e nevica spessissimo, si va a messa, si prega, si usano le borse dell’acqua calda. Non è certo un caso che le vicende di If Found… siano ambienta a Achill Island, "un’isola di un’isola” (l’Irlanda), quasi a rimarcare il senso di segregazione e il distacco. Chi non si adegua è semplicemente diverso, emarginato.

Nel corso della storia, Colum, Jack e Shans accoglieranno Kasio in un momento di difficoltà. Colum e Jack sono una coppia gay, mentre il diciannovenne Shans non ha ancora messo a fuoco la propria identità sessuale. Kasio invece ha deciso. Vuole essere una ragazza, non si trova bene nel corpo di un maschio. Tutti quanti, però, sono degli emarginati che cercano di riscaldare una casa fredda e umida attraverso la comprensione reciproca.

Le illustrazioni sono altrettanto rarefatte, indecise, quasi a sottolineare il disorientamento e l’insicurezza tipica degli adolescenti. I volti, soprattutto quello di Kasio, non sono mai troppo definiti, proprio come le inclinazioni. I colori sono tenui, delicati, virati quasi tutti sul pastello. Le musiche variano da tracce ambient all'elettronica, e ovviamente al punk rock.

If Found… è un’esperienza breve ma emozionante, che lascia il segno in un mondo di videogiochi spesso troppo simili tra loro, che fanno della sfida il principale punto di forza. Qui il piano prettamente ludico viene abbandonato, le meccaniche sono ridotte all'essenza e piegate al desiderio e alla necessità di raccontare una storia. Una bella storia. Di accettazione, di diversità, di amicizia, di famiglia. Il tema dell'identità di genere viene trattato in maniera delicata e mai con toni apologetici come, invece, accadeva in A normal lost phone. L’esperienza si consuma nel giro di circa quattro ore, sfogliando - o, meglio, cancellando - una pagina di diario dietro l'altra. Se ne avete la possibilità, vi consiglio di sperimentare If Found… durante una giornata piovosa e con in mano una tazza di tè. Non ve ne pentirete; soprattutto, non lo cancellerete.

If Found… è disponibile su PC e iOS. Noi lo abbiamo provato grazie a un codice Steam gentilmente fornito dal publisher.

Questo articolo fa parte della Cover Story (post)apocalittica, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.