Outcast

View Original

I brividi e i misteri di Home

Non è semplice scrivere una recensione di Home, perché si tratta di un gioco che sarebbe meglio affrontare sapendone il meno possibile e, nel parlarne, il rischio di svelare troppo, o comunque più di quel che si vorrebbe, è davvero forte. Andiamo coi piedi di piombo e iniziamo dalle basi: si tratta di un piccolo gioco indie, decisamente breve, pensato per essere giocato in un'unica sessione da un'ora e mezza circa. L'impianto grafico è essenziale, a base di mega pixelloni, ma l'atmosfera, il racconto e le meccaniche di gioco percorrono binari lontanissimi da quel Lone Survivor che viene per forza in mente a un primo sguardo. Più che dell'horror vero e proprio, Home ha i toni del thriller investigativo, mette addosso l'ansia del dover scoprire come si siano verificati avvenimenti terribili e, sì, certo, ogni tanto prova a farti saltare dalla sedia con qualche "buh!".

Le meccaniche sono assolutamente semplici, si limitano a un personaggio da guidare in giro e a un singolo tasto azione, senza alcuna forma di combattimento, incentrando tutto su esplorazione, piccole scelte da compiere, narrazione. E si tratta di un'esperienza davvero appassionante, che in alcuni momenti sa mettere addosso emozioni forti e che francamente, per i due dollari che costa (al cambio attuale si parla di un euro e mezzo o poco più), si merita una chance a prescindere. Insomma, possiamo anche chiuderla qua, magari guardatevi il trailer, che tanto non svela nulla, controllate il voto a fondo pagina e andate sul sito ufficiale per farvi un giro sulla giostra creata da Benjamin Rivers. Oppure continuate a leggere, prometto che non faccio spoiler. 

Home si apre con un uomo solo in una casa e incapace di ricordarsi come ci sia finito. Ma la sua vicenda inizia in realtà ancora prima, ed è raccontata attraverso un account Twitter aperto un paio di mesi fa, che trovate a questo indirizzo e su cui il protagonista mostra segni di squilibrio già da qualche giorno. Da lì ci si comincia a muovere fra le pieghe di un mistero che va svelato esplorando gli ambienti, curiosando in giro e prendendo tutta una serie di piccole decisioni più o meno sottolineate dal sistema di gioco. A volte si tratta di scegliere se aprire quella porta (o quel cancello), calarsi in quel buco, raccogliere quell'oggetto, in altri casi il gioco ci chiede di scegliere letteralmente quali siano i veri ricordi del protagonista, e tutto questo viene fatto nel contesto di un'ambientazione decisamente lugubre, accompagnata da un buon lavoro sull'audio e da un racconto che piano piano svela le sue tragiche sorprese. L'atmosfera di Home non raggiunge i livelli del giocone di Jasper Byrne che ho citato in apertura, ma riesce comunque ad essere affascinante e a mettere in situazioni in cui, spesso, decidere cosa fare non è semplice. Anche perché ci si rende velocemente conto che da certe scelte non si torna indietro e, mancando un sistema di salvataggio, la strada imboccata va percorsa fino in fondo.

Home poteva essere prenotato in una edizione "old school" con copia fisica, confezione e gadget vari. Il prezzo? 20 dollari. Ma tanto è già esaurita.

Il risultato è un'esperienza che seduce coi suoi misteri e che sa offrire anche un discreto margine di rigiocabilità, dato che si merita almeno un secondo "giro" per esplorare situazioni diverse e scoprire quale piccola, insignificante azione apra le porte a nuovi mondi e getti una luce completamente diversa sui misteri del gioco. Il bello, poi, è che Home dà l'impressione di nascondere sotto la superficie una storia chiara e ben delineata, ma non si mette a spiegartela nei minimi dettagli e non ti concede il lusso di essere imboccato con la pappa pronta. Gli indizi sono tutti lì, ed è inevitabile cominciare a costruirsi le proprie certezze mano a mano che si prosegue nella vicenda. Io, per dire, a circa metà gioco ero convinto di aver capito tutto. Ma la verità è che, fra rivelazioni finali a sorpresa, scoperte variabili a seconda delle azioni compiute e, in generale, un velo di mistero che non si alza mai fino in fondo, ciascun giocatore finirà per sviluppare la propria soluzione. E non a caso, una volta completata l'avventura, viene data la possibilità di condividere le proprie teorie con la comunità dei giocatori.

Fra le pochissime azioni disponibili c'è la possibilità di alzare il braccio per illuminare la parte alta dello schermo.

Insomma Home è l'ennesimo, interessantissimo gioco indie, che magari non ha la raffinatezza stilistica o le ricche idee di gioco reperibili altrove, ma riesce a regalare qualche bella emozione e mette davvero in mano al giocatore il controllo sulla propria piccola storia. Dategli 'sti due dollari, prendetevi 'sto paio d'ore per giocarlo e poi ci ritroviamo tutti a discutere del finale davanti a un bicchiere di vino rosso.

Ho ricevuto una copia di Home direttamente da Benjamin Rivers e l'ho giocato per due volte dall'inizio alla fine. Ho anche beccato un bug, che gli ho segnalato e mi ha poi assicurato di aver corretto. Quanto sono bravo! La prima sessione, affrontata gustandosi per bene l'atmosfera e il racconto, ponderando le scelte ed esplorando gli ambienti, difficilmente raggiunge il paio d'ore. Chiaramente al secondo giro si fa ben più in fretta.

Voto: 8,5