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Dragon Trainer - Il mondo nascosto: quanto sarebbe stato più figo se lo avessero intitolato "Lo Zen e l'arte della domesticazione dei draghi III"?

Se lo chiedete a me, probabilmente il difetto più vistoso della trilogia di Dragon Trainer sta nel titolo italiano: perché non lasciare (o tradurre) l’originale e bellissimo How to Train Your Dragon, con quel taglio da manuale semiserio o da libro per ragazzi d’altri tempi? In effetti, ora che ci penso i film si basano sull’omonima serie di romanzi scritta da Cressida Cowell, peggio nota dalle nostre parti come Le eroiche disavventure di Topicco Terribilis Totanus III. Da questo punto di vista, una volta tanto, la carta sta messa peggio.

Levato il sasso dalla scarpa, devo ammettere che la saga dei draghi è nettamente la mia roba preferita, se parliamo di animazione targata DreamWorks, e per certi versi ne rappresenta quasi la quintessenza. La scrittura e la visione d’insieme di Dean DeBlois, mescolate alle intuizioni artistiche di Pierre-Olivier Vincent e della super-veterana Kathy Altieri (che in vita sua ha lavorato a roba tipo Aladdin e Il re leone, ma era in giro – leggo su IMDB - già ai tempi di Iridella), riescono a conferire credibilità e fascino a un materiale grafico apparentemente disordinato e sbilenco. Arrivano ad amalgamare un character design pieno di idiosincrasie, sparpagliato lungo una gamma che va dall’armonioso al grottesco, ma soprattutto a far convivere senza troppi problemi creature dai tratti disneyani e cucciolosi con altre che paiono uscite da un libro di Sendak che qualcuno ha scordato aperto sotto un temporale.

DeBlois e i suoi sono stati capaci di prendere una tra le cose più archetipiche e codificate in circolazione, i draghi, e a reinterpretarla in maniera totalmente originale, senza tradirne la natura. In tutta la trilogia, non c’è un solo sputafiamme riconducibile ai cliché tipici del bestiario, e durante le scene di massa, ho avuto più spesso la sensazione di essere davanti a uno sciame di insetti o a un assortimento di pokémon, che a dei rettili volanti. Eppure, quelli che popolano il film sono e restano inequivocabilmente draghi.

Questa non potevo non metterla.

Roba da pazzi. Roba che la DreamWorks Animation, in via di quel suo retrogusto acidulo, sta alla cara vecchia UPA come la Pixar di oggi sta alla Disney degli anni Cinquanta (o come la Disney di oggi sta alla Disney degli anni Cinquanta o… Insomma, ci siamo capiti).

Anche in questo terzo episodio, la messa in scena si conferma ottima e, anzi, fa pure qualche passo avanti, azzeccando alcune sequenze bellissime, tipo quella del corteggiamento tra Sdentato e la Furia Chiara, o tutta l’incursione nel mondo nascosto.

Tutta la sequenza del corteggiamento è strepitosa.

A livello di racconto, DeBlois riprende a picchiare sul tema del passaggio di consegne tra generazioni da dove aveva interrotto l’altra volta e, attraverso l’esodo del popolo di Berk, va a chiudere tutto il discorso sulla diversità e sul valore dell’integrazione introdotto fin dal primo film. Vale la pena di sottolineare che quella di Dragon Trainer, per le suddette argomentazioni e in via dei suoi protagonisti alle prese con handicap fisici, è forse una fra le serie più inclusive sulla piazza.

Ma è anche e soprattutto una serie piena di azione, avventura ed epica, anche se sotto questo aspetto, Il mondo nascosto è un po’ meno potente del suo predecessore. Nonostante una caratterizzazione nel complesso differente, il perfido Grimmel (doppiato in originale da F. Murray Abraham) ammucchia qualche debito nei confronti di Drago Bludvist, e in generale, alcune trovate di scrittura mi sono parse un po’ derivative.

Oltre a non raggiungere il carisma di Drago Bludvist, Grimmel è caratterizzato un po' troppo a tavolino.

Più che altro, ho avuto la sensazione che gli autori abbiano preferito abbassare un filo certi toni dark e shakespeariani per tornare alle atmosfere del primo episodio, seguendo un percorso di sintesi. Toh, volendo lanciare un paragone ingombrante, in termini di equilibri narrativi Il mondo nascosto è un Ritorno dello Jedi laddove Dragon Trainer 2 era totalmente L’impero colpisce ancora della trilogia.

Ma insomma, è anche questione di gusti e, al di là delle aspettative, non c’è davvero di che farne un dramma: Dragon Trainer - Il mondo nascosto, lo ribadisco, funziona bene. Non avrà la carica debordante di uno Spider-Man: Un nuovo universo, ma sotto quel guazzabuglio di bestie nasconde uno stile insospettabilmente raffinato. In più, i giovani vichinghi sono simpaticissimi quando fanno i siparietti scemi (Testabruta su tutti) e spericolati quando c’è da menare, mentre Hiccup riesce ad essere un protagonista perbene senza starmi sulle palle. Poi, oh, sarà che, da quando ho ho la micia per casa, soffro di identificazione, ma Sdentato e tutti gli altri draghi mi sono parsi più fighi che mai.

Ho guardato Dragon Trainer - Il mondo nascosto in anteprima grazie a una delle proiezioni stampa a cui ci invitano eccetera eccetera. Nella versione italiana, vengono meno le voci di Jay Baruchel, Cate Blanchett, Gerard Butler, Jonah Hill, Kit Harrington, Craig Ferguson, F. Murray Abraham, Christopher Mintz-Plasse, Kristen Wiig e via discorrendo, ma perlomeno la scelta di affidare il doppiaggio a professionisti, anziché puntare su qualche relitto da palinsesto domenicale, ha dato i suoi frutti.