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Captain Tsubasa, o della capacità dei giapponesi di farti interessare a sport di cui non ti frega niente

Prima dell’estate ho letto Slam Dunk per la prima volta. La cosa è strana, sia perché apro un pezzo su Captain Tsubasa parlando di un altro manga, sia perché in effetti Slam Dunk è stato un'icona della mia generazione ed è assurdo che non l’avessi mai letto. Fatto sta che il giorno dopo averlo finito sono corso all’outlet Nike vicino a casa e ho speso un botto di soldi tra pantaloncini, magliette Jordan e scarpe da basket. Ho comprato pure un pallone e nel momento in cui l’ho preso in mano mi sono reso conto che erano un po’ di anni che non sentivo quella texture ruvida e porosa sui polpastrelli. Circa quindici anni in effetti, da quando alle superiori ci costringevano a giocare a pallacanestro durante l’ora di educazione fisica e io, che proprio non ne volevo sapere, cercavo in tutti i modi di evitarlo. Ergo, il basket non mi ha mai appassionato. Eppure eccomi qua: è settembre e sto cercando di contattare un centro sportivo per vedere se fanno corsi di basket per vecchi di merda come me. La colpa è di Slam Dunk. O meglio, della capacità dei giapponesi di farti interessare agli sport di cui non ti frega niente.

Laggente dello Shohoku.

Sapete una cosa: per il calcio vale lo stesso. Mio padre è un super tifoso della Lazio e negli anni ha provato in tutti i modi a farmi appassionare al pallone. Dapprima minacciandomi (spero) bonariamente di cacciarmi di casa se avessi scelto di tifare per la Roma e poi, resosi conto che non me ne poteva fregare di meno, ragguagliandomi come poteva sui risultati calcistici. Al massimo è riuscito a ottenere la mia attenzione per qualche estate, durante i mondiali o gli europei. Il resto dell’anno nisba.

Eppure all’annuncio di Captain Tsubasa: Rise of New Champions ho scapocciato di brutto. Era il mio sogno da quando avevo dieci anni e mi alzavo in piedi per tifare New Team (anche se segretamente speravo che Mark Lenders bucasse la rete con il tiro della tigre). Andavo in giro con le maniche della maglietta arrotolate, il mio migliore amico immaginario era Tom Becker e preferivo Ed Warner a Benji, perché con i capelli lunghi e la parata acrobatica era davvero un mito. Ho giocato più o meno tutti i videogiochi del brand ma quando ho visto le scene più esaltanti dell’anime ricreate in cell shading nel trailer di gioco quasi mi è preso un infarto (come succedeva a Julian Ross). E in quel momento ho capito una roba e cioè che il calcio in questo turbinio di emozioni non c’entra una mazza. Un po’ come il basket in Slam Dunk. È delle storie che sono innamorato, o meglio che siamo innamorati noi fan di Captain Tsubasa.

Fabio Di Felice in una rara foto d'archivio.

Ed è probabilmente la stessa epifania che hanno avuto quelli di Tamsoft, che dopo Senran Kagura hanno deciso di occuparsi di ben altri palloni e realizzare un gioco di calcio. Più o meno, dato che poi di calcio in Rise of New Champions ce n’è poco. L’ingrediente fondamentale è proprio il pathos che rendeva magico l’anime anche se non sapevi cos’era un fuorigioco o un intervento falloso (che infatti nel gioco non esiste). È la suspense della storia di Tsubasa, che da piccolo si è salvato da un incidente mortale perché un pallone si è frapposto tra lui e un camion di dieci tonnellate, o di Jun Misugi (Julian Ross) e del suo cuore malato che gli impedisce di giocare più di un tempo a partita. Di Matsuyama (Philip Callaghan) e della sua fede incrollabile nel gioco di squadra e di Kojiro Hyuga (Mark Lenders), eterno rivale feroce come una tigre, che si allena con un pallone tre volte più pesante del normale pur di migliorare le sue cannonate. E tutto questo nel gioco c’è, nelle cutscene che interrompono le partite, nei lunghissimi dialoghi pre e post match, nei flash che precedono le parate e i tiri più spettacolari (gli unici che hanno la possibilità di bucare la rete avversaria). Ricreare queste azioni per un appassionato non ha prezzo.

Sempre la foto di prima, letta però da Fabio.

Forse però questo fardello che grava sulla componente narrativa e scenica del brand è anche la più grande debolezza della produzione: spogliato dalla licenza di Captain Tsubasa il gioco non è dicerto eccezionale, anzi. Si gioca un calcio approssimativo, troppo basato sulle super capacità dei giocatori. Si dribblano gli avversari da metà campo e se si è abbastanza carichi di energia si tira e si segna con un bolide che attraversa decine di metri di erba sintetica. È davvero un problema? Sì, se ci si aspetta un FIFA arcade; no se si vuole una sorta di Dragon Ball col pallone. 

Questo è esattamente ciò che desideravo, a riprova del fatto che il gioco del calcio c’entra marginalmente con la mia passione per Captain Tsubasa. Volevo una modalità storia corposa (e ce ne sono addirittura due, che dalle medie arrivano fino alla nazionale under 21 con almeno una ventina di ore di gioco totali e un sistema abbastanza profondo di potenziamento del personaggio), volevo animazioni esagerate e belle da vedere (e ci sono, nonostante poi il gioco in sé non brilli di certo per pulizia grafica e su Switch, come ogni buon port, fa anche la sua dose di bizze), volevo restare incastrato in un contrasto aereo di almeno mezzo minuto. C’è tutto, a volte esattamente come lo sognavo, a volte in modo un po’ rozzo, non proprio elegante. Ma chi se ne frega, quando Lenders parte col tiro della tigre potenziato tutte le magagne spariscono dietro la scia infuocata della bomba che trascina il portiere direttamente oltre la linea. E io mi ritrovo ad avere dieci anni, con le maniche arrotolate e il sorriso arrogante. Peccato che i soldi per gli scarpini ora non ce li ho, ma la roba che ho comprato alla Nike posso facilmente riciclarla per le partite a calcetto che sto già organizzando con gli amici.

E poi quando finalmente riesci a organizzarlo piove, o ti fa male il cuore, o entrambe le cose.

Nonostante questa non sia una recensione (vedete un voto?) ci pare carino ringraziare Namco Bandai per averci fornito un codice di Captain Tsubasa: Rise of New Champions. Ricordiamo che il gioco è disponibile dal 27 agosto 2020 nelle versioni PlayStation 4, Switch e PC.