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A Golden Wake: fra proibizionismo, affari e illegalità

A Golden Wake è la nuova avventura grafica di Francisco Rodriguez, sviluppatore indie nativo di Miami che proprio nella sua città ha scelto di ambientare un noir il cui racconto spazia fra gli anni Venti e Trenta, intrecciandosi col boom edilizio che diede sostanzialmente vita a quella metropoli e il successivo crollo nella Grande Depressione. La solare Miami non è forse il luogo più classico per il genere, ma proprio per questo ospita in maniera affascinante la classica parabola di un uomo che si fa tentare dal lato oscuro e finisce per esserne travolto. A Golden Wake, infatti, racconta la storia adulta di Alfie Banks, lavoratore tutto d'un pezzo che viene preso a schiaffi dalla vita, inizia ad accettare qualche compromesso e pian piano finisce per essere travolto dal vortice della criminalità organizzata. Accolto sotto l'ala protettiva della solita Wadjet Eye Games, il gioco di Francisco Rodriguez è un'avventura grafica piuttosto classica, che si basa su un sistema di dialoghi a risposte multiple, alcuni enigmi basati sulla manipolazione degli oggetti disponibili e un po' di sano vagare in giro per le ambientazioni. Quest'ultimo aspetto, a onor del vero, in alcuni frangenti si fa forse un po' eccessivo, con un continuo girare di qua e di là per recuperare oggetti che sembra quasi messo apposta per aumentare la longevità, ma d'altra parte anche questo è un tratto fin troppo classico delle avventure grafiche di una volta.

In mezzo a tutti questi aspetti classicheggianti, comunque, non mancano elementi capaci di dare al gioco una personalità piuttosto particolare, a cominciare dall'ambientazione. A Golden Wake racconta una storia piuttosto legata al reale, seppur sfruttando caratterizzazioni molto semplici e tipiche da avventura grafica, e lo fa intrecciandosi a fatti e personaggi storici. Nel corso dell'avventura, infatti, ci si trova a interagire con svariate figure di quel periodo e la cosa riesce a imprimere un sapore molto particolare al gioco, al punto di valere quasi da sola il prezzo del biglietto.

Oltre che per l'ambientazione fuori dal comune e per il modo in cui viene affrontata, A Golden Wake riesce a trovare una sua identità anche nelle meccaniche di gioco, in particolare nel modo in cui intreccia la natura del protagonista alle azioni da compiere. Alfie è un venditore, con un gran talento naturale per covincere la gente a dargli retta, e la cosa si traduce nelle situazioni di gioco forse più interessanti ideate da Rodriguez, con dei veri e propri piccoli puzzle in cui bisogna capire quali argomentazioni usare per convincere il proprio interlocutore. E a supporto del giocatore arriva anche l'intuito del venditore, che permette al protagonista di analizzare la psicologia della persona che si trova davanti, tratteggiarne il carattere e offrire quindi spunti per la scelta degli argomenti.

Queste sezioni, fra l'altro, vanno affrontate senza la certezza di riuscire a superarle e con la necessità di affrontare le (lievi, va detto) conseguenze di un eventuale fallimento. Si tratta senza dubbio dell'elemento di gioco più interessante proposto da A Golden Wake e nonostante, di fatto, le conseguenze in termini di sviluppo del racconto siano minime, spesso queste fasi permettono di affrontare la stessa situazione in un paio di modi diversi, anche legandosi alla dubbia moralità del protagonista. Per quanto il racconto proceda spedito nella sua direzione, infatti, è possibile operare qualche scelta comportamentale che, entro certi limiti, finisce per tratteggiare il comportamento del personaggio in maniera non poi troppo dissimile da quella dei recenti giochi Telltale Games. E la cosa si intreccia molto bene coi temi raccontati.

Nel complesso, insomma, A Golden Wake è un gioco interessante, gradevole e dalla personalità molto particolare. Dove non funziona fino in fondo è nel tentativo di dipingere un'epoca lontana, evocandone luci, suoni, colori e sensazioni. Se sotto alcuni punti di vista – per esempio certe animazioni o l'armonioso passaggio da un tema musicale all'altro, che fa venire in mente i tempi dell'iMUSE – si vede una bella attenzione ai dettagli, la realizzazione grafica ha molti alti e bassi e non raggiunge le vette di altre produzioni indie recenti, comprese diverse pubblicate sempre da Wadjet Eye Games. E anche sul piano della narrazione, l'ambizione c'è, ma i risultati non sono forse all'altezza della stessa.

Aggiungiamoci una storia che spinge il protagonista a fare da fattorino per buona parte del tempo, col risultato di una struttura enigmistica un po' risaputa e ripetitiva, e il risultato è un gioco in cui le zone grige non popolano solo la caratterizzazione dei personaggi. A Golden Wake è una bella avventura grafica, sicuramente particolare in diversi suoi aspetti e che merita una chance per l'ambientazione, il tipo di racconto e certe trovate. È anche però un gioco che lascia addosso l'impressione di occasione persa, vuoi per la scrittura che non riesce a trovare il giusto equilibrio fra la classica comicità "lucasiana" e i toni noir, vuoi per le incertezze tecniche, vuoi per delle meccaniche di gioco che sembrano avere davvero qualcosa da dire solo quando abbracciano l'ambizione degli spunti più originali. Insomma, è un po' un peccato, ma quel che c'è è sufficientemente interessante da meritare comunque una chance.

Ho giocato A Golden Wake grazie a un codice Steam fornito direttamente da Wadjet Eye Games. Ho completato l'avventura impiegando circa tre ore, ma ovviamente la durata va presa con le solite pinze, inevitabili quando si parla di avventure grafiche ed enigmi da risolvere. Ho sbloccato solo dieci dei diciotto achievement disponibili.

 Voto: 7,5