Outcast

View Original

Molly's Game: Sorkin si sdoppia e non va manco male

Per il suo esordio alla regia, Aaron Sorkin non cambia particolarmente musica rispetto alla propria carriera recente, continuando a cercare soluzioni creative per raccontare, ma soprattutto plasmare a proprio uso e consumo, la vita di figure pubbliche della storia (nord)americana più o meno recente. Nel caso di Molly's Game, prende i tempi delle vicende di Molly Bloom e li dilata e restringe per fare in modo che la voce narrante di Jessica Chastain possa raccontare e commentare eventi che, nel momento in cui la sentiamo parlare, non dovrebbe avere ancora vissuto. Alla fin fine è un cambiamento da poco e, tutto sommato, nelle versioni cinematografiche "romanzate" delle storie reali, si sono visti ben altri stravolgimenti, ma è una trovata significativa, che permette a Sorkin di commentare in maniera più approfondita ciò che racconta. E poi glì dà l'occasione per dipingersi come una sorta di dio in grado di correggere gli errori della realtà e concedersi pure una pacca sulla spalla quando fa meta-commentare la cosa a un suo personaggio.

In ogni caso, alla fin fine Molly's Game è un po' il tipo di film che era più facile attendersi nel momento in cui Aaron Sorkin ha deciso di prendere una sua sceneggiatura e farci quello che voleva lui: una lunga, forse un po' troppo lunga, valanga di dialoghi frizzanti, elettrici, capaci di gestire esposizione e voce narrante con la solita naturalezza sconosciuta al resto del mondo, diretti da un regista che dimostra una padronanza del mezzo non scontata. È forse banale, o quantomeno prevedibile, dire che Sorkin gira mantenendo la parola al centro del film ma si può aggiungere che, pur non cercando soluzioni visive particolarmente ardite, riesce a far girare le cose quasi al meglio, dettando ritmo e tempi senza grossi passi falsi e appoggiandosi comunque su una fotografia curatissima. In più, dirige alla grande una protagonista in forma smagliante.

D'altra parte Jessica Chastain è alle prese con il massimo cliché del personaggio che ci si aspetta da lei e lo mastica in estrema naturalezza, trovando fra l'altro un'intesa fulminante con Idris Elba. Gira forse meno bene con Michael Cera che, per carità, nel ruolo del viscidone funziona sempre, ma fatica ad esprimere la forza che il suo personaggio dovrebbe avere (non tanto perché - pare - ispirato a Tobey Maguire, ma per quel che dice e fa). Ne viene comunque fuori un film che non ha magari la potenza espressiva di registi del calibro di quelli che hanno addentato gli script precedenti di Sorkin ma funziona, regala almeno un paio di sequenze riuscitissime (su tutte l'avvio "olimpico") e commette pochi passi falsi. Oltretutto, come spesso accade con Sorkin, anche i passi falsi funzionano: il confronto finale tra Molly e suo padre (Kevin Costner) è costruito in una maniera che purtroppo sminuisce un po' la forza della protagonista come donna indipendente, di carattere, contro tutto e tutti, ma allo stesso tempo funziona in maniera lancinante come momento strappalacrime. E che ci dobbiamo fare?

L'ho visto un paio di mesi fa, quando è uscito dalle mie parti, quindi magari me lo ricordo male e faccio confusione. Nelle sale italiane, comunque, ci arriva oggi.