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Racconti dall'ospizio #54: Castlevania IV e la frustra un po' frustrante

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Prima dei metroidvania, c’erano Metroid e Castlevania. La saga Konami, prima dell’epoca PlayStation e di quel capolavoro di Symphony of The Night, era fatta di ben altra pasta, molto più vicina all’anima dei videogiochi arcade, per certi versi. Il pur lodevole esperimento di Simon’s Quest, primo tentativo della serie di destreggiarsi con strutture di gioco più aperte e simili alla saga di Yokoi, era stato in parte “sconfessato” da Dracula’s Curse, decisamente più lineare del suo predecessore.

Bisognava ritrovare lo spirito del primo, seminale, Castlevania per NES. Niente spade o lance intercambiabili e nessuna statistica da aumentare. Solo fruste, armi secondarie quali croci lanciabili a mo’ di boomerang o bocce d’acqua santa incendiaria e tanti, tantissimi mostri e demoni lungo diversi stage da attraversare. E, soprattutto, un ritmo molto più lento.

Una buona varietà di attacchi si accompagna a un'immensa quantità di chitammuort

La prima cosa che mi colpì e mi colpisce tutt'ora di Super Castlevania IV, la risposta di Konami all’esigenza di ritrovare lo spirito originale della serie, era proprio l’incedere di Simon Belmont. Un passo pesante, incessante, molto più simile a quello di una marcia militare che a quello di una camminata o corsa.  

Grazie a un level design magistrale, la pachidermica agilità di Belmont si coniuga miracolosamente con uno scorrere del gioco che non incontra pause. Tra nemici di ogni fattezza, salti millimetrici e una soundtrack che te la raccomando ancora oggi, è davvero impossibile mollare il pad del Super NES, mentre si menano fendenti e rovesci di frusta che, occasionalmente, può essere usata pure a mo’ di liana di Tarzan, per dondolarsi e lanciarsi verso nuove piattaforme. 

O forse il pad lo si molla per lanciarlo verso mura o pavimento, visto che Super Castlevania IV, oggi come allora, non è esattamente una passeggiata di salute. Voi che lo giocherete su SNES Mini troverete molto probabilmente salvifica la possibilità di utilizzare i savestate o, addirittura, la funzione di rewind per rimediare ai tanti errori che certamente compirete prima (e durante) l’inevitabile scontro con il conte Dracula.

Tu mi fai girar, tu mi fai girar, come fossi un Mode 7

Magari, il rewind sarà da sfruttare anche per riassaporare quell’utilizzo del Mode 7 che, all’epoca, fece cadere la mascella a ben più di un giocatore. Per esempio nel quarto stage, con intere sezioni a base di “sfondi rotanti” che costituirono uno fra i miei primi incontri con quell’amabile sensazione che ha il nome di motion sickness. Sì, il Super NES doveva mostrare i muscoli nei confronti della concorrenza e, insomma, perché Dracula non può voler impedire l’avanzata di Belmont provocandogli nausea e senso di smarrimento?

Insomma, oggi come allora, Super Castlevania IV è una goduria, probabilmente uno fra i migliori modi per prendere confidenza con la serie Konami se di Castlevania avete magari conosciuto solo Symphony Of The Night o gli episodi per Game Boy Advance e Nintendo DS. Un’ottima aggiunta per la ludoteca del Super NES Mini e, in generale, il classico gioco del passato a cui bisogna giocare almeno una volta nella vita. C’è qualche vecchiardo che addirittura dice che il vero Castlevania sia morto proprio con lui, ma è il solito brontolone che ha tante rughe quanta aridità di spirito. L’importante è giocare, dopo questo, anche a Rondo Of Blood su PC Engine, probabilmente il Castlevania “classico” più bello forever and ever. Giurin Giurella.

Questo articolo fa parte della Cover Story "Aspettando il Nintendo Classic Mini: Super Nintendo Entertainment System", che trovate riepilogata a questo indirizzo.