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In questo angolo di mondo, risate e lacrimoni

In questo angolo di mondo è il film con cui si riapre la stagione degli "eventi" dedicati a proporre il cinema (per lo più d'animazione) giapponese nelle sale italiane con uscite circoscritte a un paio di giorni. Esce oggi un po' in tutta Italia, anche se chiaramente il numero di sale è ridotto, e c'è quindi una certa urgenza di mettere in chiaro due cose. La prima: merita, molto. Se ne avete modo, non perdetevelo. La seconda: la protagonista è originaria di Hiroshima e la storia ha inizio negli anni Trenta. In realtà, per gran parte del film, la guerra rimane più che altro uno spettro pesante sullo sfondo di un racconto che si concentra sulla vita di provincia nel Giappone di quei tempi. Solo che poi viene presa una direzione prevedibile e In questo angolo di mondo non le manda proprio a dire. Non si raggiungono magari i livelli brutali e insistiti di Una tomba per le lucciole, ma diciamo che l'ultima mezz'ora sa essere parecchio tosta. Lo dico a favore di chi si chiede (mi è capitato su Facebook) se sia il caso di portarci la prole. Lo sapete voi meglio di me, come reagisca la prole a determinate cose, ma insomma, qua volano i lacrimoni.

Sbrigate le formalità, passo a parlare in maniera lievemente più approfondita di In questo angolo di mondo, che è veramente un gioiello e trova la sua forza proprio nella decisione di non farne un film che parla strettamente di guerra. Il cuore delle vicende è una storia di formazione che prende il via appunto negli anni Trenta e va poi a intrecciarsi con il coinvolgimento sempre maggiore del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, fino all'apice che sappiamo. La protagonista, Suzu, nasce a Hiroshima ma si trasferisce al di là delle montagne per sposarsi e porta avanti lì la propria storia. Da questo spunto nasce soprattutto un film che racconta la vita di quegli anni nella periferia dell'impero, le usanze, i modi di fare, i rapporti fra le persone, il contrasto fra l'amore adolescenziale e un matrimonio combinato, tanti piccoli tasselli che compongono un'epoca raccontata con dolcezza, umorismo e sentimento. Fra questi tasselli, come detto, c'è anche la guerra, che assume un ruolo pian piano sempre più importante nelle vite dei personaggi. Suzu si trova a vivere sopra a una baia dove l'attività lavorativa principale è legata ai cantieri navali che servono la marina Giapponese e, con l'avanzare degli anni, l'ombra oscura della guerra si manifesta sempre di più, fino appunto a quella parte avanzata di film dove il coinvolgimento si fa più diretto. Ma anche lì, a colpire non è tanto un impatto roboante, quanto la maniera ripetitiva, ossessiva in cui i bombardamenti sempre più frequenti diventano parte integrante della vita di paese, fino quasi a farsi pura normalità sullo sfondo, nonostante di tanto in tanto l'impatto sia più vicino di quanto vorresti, nonostante poi all'improvviso la tragedia ti avvolga.

La forza di In questo angolo di mondo sta soprattutto lì, nel punto di vista, che è quello di una persona normale che vive ai margini dei fatti che stanno straziando il mondo. Lo stesso prevedibile finale legato al bombardamento di Hiroshima viene osservato da lontano, come qualcosa di strano, devastante, di cui non siamo testimoni, che ci colpisce con un lampo, dei suoni, i contatti a posteriori con le conseguenze. Ma c'è un altro gran punto di forza che è quello della ricerca stilistica: tutto è messo in scena con un taglio estetico quasi caricaturale, che trasforma ogni personaggio in una specie di bambino troppo cresciuto e fa venire un po' in mente i Peanuts. La passione di Suzu per il disegno si intreccia al racconto per immagini e ci mostra spesso gli eventi attraverso il suo sguardo artistico, che pennella di luci e colori ciò che avviene intorno a lei, diventando poi di fatto parte integrante del racconto. E ne viene fuori un film bellissimo, che trova una forza deflagrante nel raccontare un evento enorme mostrandolo di lato, di sfuggita, attraverso gli occhi delle comparse di un conflitto mondiale che le ha tasformate in protagoniste delle proprie tragedie locali.