Outcast

View Original

Games of Throne #05: Sudare sulla tazza

Sono lontani i tempi in cui, seduti sulla tazza di ceramica, ci si concentrava sulle grandi domande esistenziali della vita e si leggeva un libro o l’etichetta di qualunque cosa fosse a portata di mano. Addirittura, la masturbazione sta passando in secondo piano, perché ormai i tempi sono cambiati, sono maturi! Chiamateci nerd, chiamateci geek: quasi ogni cosa in nostro possesso è in grado di generare suoni, luci, colori, puro gameplay! Ogni minuto a nostra disposizione è dedicato alla ricerca del nirvana videoludico. È tempo di espletare, e tempo di gioire, è tempo di Games of Throne!!

Questa rubrica è ferma da… boh, non lo so, anni. La curava Gretta quando gli capitava e, beh, la vita ti spinge per strade inattese, ha finito per non trovare definitivamente più il tempo di occuparsene. Credo. Negli ultimi tempi, però, per un motivo o per l’altro, mi sono ritrovato, fra un viaggio e una seduta sulla tazza, a giocare un po’ di cosette con lo smartphone, alcune recenti, altre meno, e mi è venuta voglia di condividere il piacere che ho provato con quella manciata di giochi riesumando questa rubrica. Magari per l’ultima volta. Vai a sapere. Comunque, non sono certo gemme sconosciute, anzi, si tratta per lo più di giochi abbastanza famosi, ma insomma, può sempre essere che finisca per suggerirli a qualcuno che non li conosce, no? Procediamo.

Sky Dancer (iOS, Android) è un endless runner che sposta l’attenzione sulla verticalità: si corre sempre in avanti, spostandosi come sempre di lato per schivare ostacoli e raccogliere bonus, ma i percorsi si sviluppano su una serie di piattaforme rocciose galleggianti. Ogni volta che si salta dal “termine” di una piattaforma, il movimento cambia direzione e si viene proiettati in caduta libera verso il basso. Gli spostamenti laterali diventano meno meccanici e bisogna imparare a calibrarli bene in modo da atterrare sulla piattaforma successiva, magari eseguendo un centro perfetto per conquistare il bonus relativo. Non è nulla di clamorosamente originale, ma c’è comunque un twist simpatico rispetto alle meccaniche più tradizionali del genere e si respira un’atmosfera più tranquilla e rilassante del solito, vuoi per lo stile audiovisivo sognante, vuoi per l’approccio poco punitivo del level design. Ha un po’ il problema che l’inevitabile ripetitività da endless runner si manifesta più in fretta rispetto ad altri casi, perché non ci sono tantissimi obiettivi opzionali da inseguire, ma finché dura è piacevole.

Twofold Inc. (iOS, Android) è il classico puzzle game complicatissimo da spiegare ma semplicissimo da capire quando ci metti mano. Il gioco si struttura su una griglia da cinque quadrati per sette di diversi colori. Trascinando il dito lungo i quadrati, è possibile collegare fra di loro quelli della stessa tinta in orizzontale e verticale, ma non in diagonale. Inoltre, per "chiudere" una strisciata, bisogna toccare tutti i quadrati adiacenti che vanno a formare un blocco, passando una volta sola su ciascun quadrato. Nell'eseguire questa combo, si ottengono due punti col primo quadrato, quattro col secondo, otto col terzo, sedici col quarto e via raddoppiando. Il gioco chiede mano a mano di totalizzare diverse quantità di punti coi vari colori entro un dato numero di mosse, che possono essere utilizzate anche per spostare in giro i blocchi, in modo da riorganizzare la composizione dei colori. Una volta esaurite le mosse disponibili, ogni mossa eseguita fa perdere una vita, ma riduce il numero di punti richiesto. Di contro, se si totalizzano combo particolarmente corpose si ottengono mosse extra e se si completa un livello ci viene restituita una vita. A rileggere quel che ho scritto non ci capisco nulla io che a Twofold Inc. so giocarci, figuriamoci chi mi legge. La sostanza è che si tratta di un puzzle game semplice nelle dinamiche ma complesso nella struttura, che richiedete attenzione, pianificazione e un po' di culo. A molti ricorda Threes, sicuramente anche per lo stile audiovisivo, ma in effetti, se acchiappa, può dare un po' quel genere di dipendenza.

Golf Zero (iOS, Android) è, volendo prenderla molto alla lontana, un erede spirituale di Kirby's Dream Course. All'atto pratico non è che i due giochi c'entrino molto fra di loro, però alla base c'è quella stessa idea di mescolare simulazione (si fa per dire) golfistica e altro, partendo da un gioco di piattaforme. Nella sostanza, se vogliamo, Golf Zero è una sorta di mix fra un Super Meat Boy all'acqua di rose e un minigolf. Il protagonista deve saltellare fra gli ostacoli, schivare pericoli e lavorare di wall jump per raggiungere le posizioni migliori da cui sferrare i suoi colpi e tentare di mandare la pallina in buca. La componente platform e d'azione non è assolutamente prevaricante, quindi il fastidio per l'applicazione di controlli touch a quel genere di meccaniche è relativo: dover zompettare fa più che altro da ostacolo nel trovare la posizione migliore da cui sferrare il colpo, cosa che in un certo senso quasi trasforma l'elemento action in un piccolo enigma. Si muore e si sbaglia parecchio, c'è sicuramente un bel po’ di trial & error e alla fin fine si ritorna sempre alla classica struttura mobile che spinge a inseguire la miglior valutazione possibile per ogni livello. Quaranta stage, forse non tantissimi, per un gioco gratuito con inserzioni pubblicitarie che, alla lunga, scassano francamente un po' i maroni: se il gamplay acchiappa, forse, vale la pena di acquistare la versione premium.

Peter Panic (iOS, Android) recupera l'idea alla base di Wario Ware e la rielabora per dar vita a un adorabile musical all'americana. Il gioco è composto da tanti piccoli minigame dalle dimensioni ridottissime, che sfruttano in vari modi il touch screen gettando sul piatto le idee più bizzarre. A fare da collante c'è una storia tutta storta raccontata sotto forma di musical, con il protagonista Peter che vuole mettere in scena Peter Pan ma, per riuscirci, deve trovare finanziamenti, reclutare il cast, far riaprire il teatro locale e, ehm, sconfiggere un demone che terrorizza la città. La storia viene raccontata attraverso una serie di numeri musicali deliziosi, per altro interpretati da un cast di livello, con professionisti del musical americano a prestare le proprie corde vocali. I minigiochi sono per lo più classica roba da seduta sulla tazza o da noia spensierata alla fermata del tram, ma le scene d'intermezzo meritano un paio di cuffie come si deve.

Arkanoid vs. Space Invaders (iOS, Android) è l'ennesima rielaborazione in chiave moderna, fluo e dalla colonna sonora disco per un classico arcade dei bei tempi. E in questo caso si prendono due piccioni con una fava, mescolando i due giochi del titolo. Nella sostanza, si controlla l'astronave (o la barretta, fate voi) di Arkanoid e in ogni livello bisogna difendersi dall'assalto degli Space Invaders. Il gameplay si riallaccia soprattutto al primo dei due giochi, dato che i proiettili degli alieni vengono sostanzialmente trattati come palline e possono essere respinti e direzionati all'interno di arene piene di blocchetti più o meno distruttibili. Nella maggior parte degli stage bisogna distruggere tutti gli alieni ma ne capitano anche con obiettivi un po' diversi, cosa che aggiunge varietà. Nonostante all'apparenza, a cominciare dall'estetica della mappa, possa sembrare un gioco free to play, Arkanoid vs Space Invaders viene in realtà venduto a 3,99 euro e propone un inizio e una fine, per quanto belli lontani fra loro: centoquaranta livelli, quaranta personaggi da sbloccare e una difficoltà Hard anch'essa ottenibile dopo un po' di gioco. Bello, divertente e impegnativo, con qualche picco di difficoltà forse un po' fuori misura.

Dandy Dungeon (iOS, Android) è un gioco piuttosto bizzarro, ma davvero adorabile. Si controlla Yamada, un quasi quarantenne che sviluppa software per un’azienda ma sogna di creare videogiochi. Nel tempo libero, nel privato della sua cameretta, lavora sul suo progetto personale, che condivide con amici e vicini di casa. E il cuore di Dandy Dungeon sta nell’affrontare le varie iterazioni del gioco sviluppato da Yamada, una sorta di dungeon crawler roguelite. Le diverse versioni del gioco di Yamada fanno quindi da livelli per Dandy Dungeon, che vanno affrontati tracciando un percorso per condurre il protagonista dall’ingresso all’uscita, con un bonus se si passa sopra a tutte le “caselle”. Ogni nemico incontrato lungo il percorso che tracciamo viene affrontato in automatico dall’eroe e durante la sua attività possiamo aiutarlo utilizzando oggetti di vario tipo. Ogni volta che completiamo uno stage, il livello del personaggio viene azzerato, ma il loot viene conservato. A salire costantemente è invece il livello di Yamada, che evolvendosi aggiunge nuove feature al suo gioco. Il tutto è immerso in una storia adorabile e divertentissima, che racconta le sfighe del simpaticissimo Yamada. Il gioco è gratuito, con una classica struttura che spinge agli acquisti in app tramite gli elementi consumabili, ma la cosa non è molto invadente ed è comunque possibile acquistare alcuni oggetti che ne riducono di parecchio l’incidenza.

E per questo (ultimo?) appuntamento con la rubrica dedicata ai giochi da cesso, beh, direi che è tutto. Buone sudate!