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Il Pedro di spade 7x06: azzardo d'amore

Ogni settimana, Natale "Pedro Sombrero" Ciappina ci illumina con le sue elucubrazioni sul nuovo episodio de Il trono di spadeChiaramente, trattandosi di analisi sui singoli episodi, evitate di leggerle se non siete aggiornati con le trasmissioni.

Capisci che Il trono di spade si avvia alla sua conclusione (sia stagionale che di serie in sé) quando gli episodi diventano sempre più quadrati, con dei macroblocchi su cui concentrarsi e lasciare perdere tutti quegli eventi che non convergono verso il binario della narrazione. Tipo questo Al di là della Barriera, in cui ci si concentra su due eventi principali: la spedizione di Jon Snow, attesissima e a cui viene dato maggior peso, e i magheggi di Ditocorto, che semina discordia a Nord. Prima, però, andiamo per ordine di grandezza.

Settimana scorsa avevamo lasciato Jon Snow e la sua allegra combriccola alla ricerca, oltre la Barriera, di un non morto che, una volta catturato, potesse dimostrare l'effettiva presenza della minaccia degli Estranei a Cersei; tutto questo in ottica armistizio, si intende. Comunque, come poteva finire una spedizione del genere? Malissimo, ovviamente. Ma andiamo con ordine.

Tipico, e virile, scambio di confidenze fra uomini, evento imprescindibile durante le escursioni oltre la Barriera.

Dopo nemmeno una manciata di minuti dall'inizio dell'episodio veniamo catapultati nel bel mezzo della spedizione; i ragazzi sono partiti da poco, l'entusiasmo è praticamente alle stelle. Ci si scambia anche delle confidenze abbastanza insensate; abbastanza da bar. L'apice lo tocchiamo sicuramente quando, in preda ad una valanga di machismo, Tormund si lascia andare, durante una chiaccherata col Mastino, parlando del suo sogno: accoppiarsi con Brianne, dar vita a dei figli giganti e conquistare il mondo. Probabilmente il miglior momento comico di una serie TV che, comunque, non è Louie. Abbastanza carine anche le altre. Ci si conosce, si conoscono dettagli che fino ad allora si perdevano in una costellazione di sfumature. Una di quelle cose che, in pratica, ti fanno affezionare, accrescendo la tua consapevolezza che, di lì a poco, qualcuno ci lascerà le penne; e infatti così accade.

L'ultima volta mi sono sbilanciato, dicendo che, forse, a levare le cuoia sarebbe stato Jorah Mormont. Fortunatamente non ci ho preso, a morire è stato il sacerdote della Luce. A un certo punto abbiamo temuto tutti per Tormund e il Mastino... è stata durissima, ma ce l'hanno fatta. Comunque, dicevamo prima: una spedizione del genere non poteva che finire malissimo. Le idee di Jon sono spesso quelle più logiche e sensate, ma comportano sempre una serie di possibili complicazioni che poi, puntualmente, avvengono. Forse si sopravvaluta, forse tende a prendere le cose un po' sottogamba, vai a sapere. Fatto sta che, a una certa, attirano in una specie di arena naturale, con sole due vie d'uscita (una della quale in direzione di un lago ghiacciato, un piccolo gruppo di non morti, e ne catturano. Logicamente, di lì a poco si riverserà un'orda di estranei pronti a portarli sull'altro lato della barricata a forza di mazzate.

"Co 'ste spade de foco!"

Fortuna per l'allegra compagnola di Jon Snow che c'è Gendry insieme a loro, il quale rivela la sua vera utilità all'interno di quel gruppo: consegnare il proprio martello al Mastino, randellatore vero, e correre a più non posso in direzione di Castello Nero per lanciare un S.O.S. a Roccia del Drago, chiedendo l'aiuto di Daenarys. Proprio in questi giorni sto leggendo un bel saggio di Carlo Rovelli, L'ordine del tempo, edito da Adelphi. Si parla del tempo in termini (molto) scientifici e con un pizzico di filosofia là in mezzo, mantenendo comunque un tono parecchio divulgativo. Vengono spiegati tanti eventi legati allo spazio-tempo ed altrettanti dubbi che ci fanno sorgere. Bene, guardando questo continuo, e immediato, dislocamento di draghi, stimolato tra l'altro da corvi velocissimi, non ho potuto fare che pensare in più di un'occasione a Carlo Rovelli.

Daenarys, dunque. Dopo aver vinto a mani basse contro i Lannister, aveva dato il là alla sua già consolidata e crescente smania di potere. A ciò, poi, bisogna aggiungere il suo sempre maggiore senso di sfiducia nei confronti del proprio Primo cavaliere, quel Tyrion che sembra stia diventando quella specie di amico con cui stai insieme ma di cui, in fodo, un po' te ne sbatti; non gli dai ascolto ma non ti va nemmeno di ignorarlo come forse vorresti. E infatti lascia perdere tutti i suoi giustissimi consigli: andare oltre il Nord, un luogo sconosciuto soprattutto a lei, quasi da sempre fuori da Westeros, è un rischio troppo grosso che, comunque, lei decide di correre. La Taergaryen è innamorata, ed è una cotta insensata, post-adolescenziale, di quelle che o vanno a finire male oppure finiscono in una prematura, e ultra-glicemica, celebrazione delle nozze. Talmente innamorata che fa la cazzata. Si butta fra le braccia del proprio amato, lo salva ma perde la cosa più importante. La guerra, forse; uno dei propri tre figli, sicuramente, che anzi, di più, passa nelle mani dei veri nemici, ora ancora più temibili. Eppure, Khaleesi, non sembra preoccuparsene poi così tanto. Ha il cuore in un barattolo di zucchero, lei. Cersei, invece, continua ad agitare compiaciuta il proprio calice di vino.

Quando inizi a sputtanare il tuo asso nella manica succedono inconvenienti tipo questo.

Adesso Jon ha un non-morto da portare a Cersei, ma in cambio di un drago consegnato direttamente nelle mani degli Estranei. L'indebolimento che la regina regnante aspettava al varco, e che giustificherà, eventualmente, le proprie posizioni provocatori durante l'ormai imminente incontro con Daenerys per decidere il da farsi riguardo l'armistizio. Non per fare il pessimista, ma se questo summit andasse male, Khaleesi potrebbe dare i numeri. Staremo a vedere. Intanto al Nord succedono cose strane. Le trame di Ditocorto iniziano a disvelarsi, e dissapori si fanno strada in mezzo alla neve. Il tranello sembrerebbe aver funzionato, e il principale ostacolo di Baelish, Brianne, viene costretta praticamente ad allontanarsi dalla sua Lady. Tutto troppo semplice. Un bel nodo, che ormai verrà al pettine durante l'episodio che concluderà questa settima stagione, breve ma intensa, e di cui parleremo più approfonditamente settimana prossima.

Appunti e aspettative per il prossimo episodio:

  • Ho più volte paragonato Jon Snow a Churchill. Sbagliavo. Non vorrei risvegliare i sopiti spiriti partigiani di alcuni, ma il suo istinto al suicidio, o quasi, mi fa piuttosto ricordare Mussolini. Chissà se anche la sua alleanza principale si rivelerà fatale.

  • Ricordate la prima stagione, quando Daenerys perde il figlio che portava in grembo e quella sorta di santona le lancia una maledizione che la renderà sterile per tutta la vita? Bene, sembrerebbe che la ragazza non possa effettivamente avere un erede diretto. Non erano cazzate da bar, quelle raccontatele; forse.

  • Ho paura che il prossimo sarà l'ultimo episodio per il Mastino.

  • Troppo, troppo glicemica la costruzione della love-story fra Jon e Daenerys. Anzi, "Dany". Fan service come se piovesse.

  • Ma quindi Arya, dopo il suo addestramento in stile Kingsman, si sta facendo infinocchiare come se nulla fosse da Ditocorto? Dobbiamo veramente crederci? E la sorella, Sansa; le copie-carbone, in politica, non sono mai andate molto lontano, soprattutto se, come in questo caso, si cerca di imitare un personaggio come Cersei.