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Ti distrai un attimo ed è improvvisamente Los Angeles. Di nuovo. Evviva!

L'altro giorno, o forse era ieri, o forse il fuso orario non mi ci sta facendo capire più nulla anche se sono in volo giusto da due ore abbondanti e hai voglia, stavo ascoltando il podcast di Bill Simmons con ospite Aziz Ansari. Parlavano del più e del meno, di cazzi e mazzi, di Master of None (a proposto: la seconda stagione è clamorosa, con almeno tre episodi dalla bellezza siderale) e altro, e a un certo punto sono scivolati su discorsi da vecchi brontoloni, chiacchierando del fatto che, quando lavori, staccare dal mondo ti cambia la vita. Ansari mette offline il telefono, quando deve scrivere, dirigere o recitare. Bill Simmons si chiude per ore nel bunker, quando deve occuparsi di una column. E magari c'è un po' l'ansia del “Oddio, e se poi mi cerca qualcuno con qualcosa di urgente?”, che, per carità, può capitare. Tipo, che so, il corpo di mia figlia che si ricopre di pustole mentre contagia l'intero quartiere all'asilo. Ma, tipicamente, quando riapri il rubinetto del mondo e ti fai sommergere di notifiche, scopri che non è accaduto nulla di grave e, anzi, le cose che ti avrebbero distratto dal tuo lavoro si sono risolte da sole. Non a caso, diceva Simmons, “Il posto dove lavoro meglio è l'aereo”. E in effetti, ogni volta che sono in viaggio, in treno o in aereo, mi ritrovo a scrivere come un dannato, producendo tipo catena di montaggio, con una fluidità, un'efficienza e una rapidità che in altri contesti mi colpiscono solo di rado. Un po' è che, forse, il senso di totale distacco mi stimola il cervello e, banalmente, le parole mi escono con maggior facilità, i concetti si formano con meno sforzo del solito. Un po' c'è il fatto che a fare la differenza non è solo la mancanza di distrazioni estemporanee, ma anche e soprattutto l'assenza di strategie di fuga. Quando ti schianti, sbatti contro il muro, ti incastri su un concetto che non sai come esprimere, ti ritrovi a corto di idee... se non puoi aprire Facebook, controllare la posta, sbirciare le notifiche di chissà cosa, sei costretto a confrontarti col problema e finisci per risolverlo. Oppure, per carità, puoi tirare fuori dallo zaino il 3DS, un libro o chissà che altro, ma lì sei stronzo e c'è poco da fare.

Ritrovarsi a viaggiare nella fila vuota aiuta sul fronte della comodità e dello spazio dove appoggiare cianfrusaglie e mezzi di distrazione di massa.

Fatto sta che in questo viaggio, per il momento, ho guardato due puntate di Flaked (la seconda stagione mi sembra gradevole sensibilmente più riuscita della prima, soprattutto nella gestione del ritmo, anche se continuo a non entusiasmarmi troppo), ho letto un po' di 32 Yolks (che, ora che ci penso, ho regalato alla signora proprio a seguito di un podcast di Bill Simmons), ho giocato un po' a Picross 3D Round 2 (che, fra l'altro, è pure quello un regalo per la signora) e, dopo aver ingurgitato il pollo offerto da Air Canada, mi sono messo a scrivere. Ho scritto la recensione di Rime (la pubblichiamo lunedì, dai), ho scritto questo cumulo di inutilità che state leggendo, probabilmente poi scriverò anche altro (tipo, vorrei scrivere di Lady Macbeth, classico film del quale al nostro pubblico fotte sega ma che in Italia esce la prossima settimana e di cui, boh, mi fa comunque piacere scrivere). Poi magari mi guardo un altro po' di Flaked, bello scaricato placido sull'app di Netflix. Su quella di Amazon, invece, ho la seconda stagione di The Man in the High Castle e la terza di The Last Man on Earth, oltre a Sasha e il grande nord. E da qualche parte sul laptop dovrei avere pure l'ultima stagione di X-Files (non ho avuto ancora il coraggio di guardarla), Seoul Station e Smetto quando voglio. Insomma, inutile sovrabbondanza, come sempre. Mi sono pure portato dietro il libro di Pix'n Love sulle colonne sonore e ho numeri e numeri di riviste digitali arretrate da smaltire, senza contare qualche fumetto a caso nell'app Marvel Unlimited. Un cumulo di roba che, anche volendo, non potrei mai consumare nel giro di un viaggio, ma un cumulo di roba che mi offre sicurezza. Perché dovrò pur avere qualcosa da fare, in aereo, specie contando che spesso schifo i film offerti dalla compagnia aerea per fastidio nei confronti delle censure (che però su Air Canada non ci sono: c'è il parental control!) e del formato riadattato allo schermo (e qui butta male). Anche perché, oh, io nel viaggio d'andata evito sempre di dormire, per giungere negli iuessei mezzo morto, arrivare a sera tarda arrancando, svenire e dare subito una bella botta al jet lag. Di solito funziona. La vecchiaia non aiuta. Vai a sapere.

Non faccio in tempo a scendere dall'aereo che già scattano gli acquisti. Maledetto capitalismo!

Ora, perché questa cofana di cazzi miei, così, a caso? Boh, intanto perché, appunto, in aereo si scrive bene e a me piace trovare questi momenti in cui all'improvviso scrivo, scrivo tanto, scrivo bene e riesco a farlo per davvero, senza essere interrotto da notifiche o da adorabili bimbe urlanti. Poi perché scrivere è bello, mi piace, mi svuota, mi ricarica, mi lascia addosso con una sensazione di piacere soddisfatto, svuotato ma in fondo anche riempito. Infine, perché ho detto che avrei provato a scrivere il blogghettino del viaggio all'E3 su Outcast, sono assolutamente convinto che non ce la farò perché stanchezza, jet lag e impegni per IGN, ma insomma, perlomeno un primo appuntamento volevo tirarlo fuori. Poi magari sarà primo e ultimo ma, ehi, meglio che niente.

Mentre tutti dormivano, ho invaso i cassetti della cucina con le mie cianfrusaglie.

L'E3 si avvicina, ormai è veramente dietro l'angolo, è stato già annunciato tutto e il contrario di tutto ma ci sono ancora svariate cose che non sappiamo. Ne sono convinto. Ne sono assolutamente o forse. Ci si divertirà parecchio, quest'anno. Lo credo davvero. Magari sbaglio, eh, vai a sapere, ma mi aspetto belle cose, sfiziosità, motivi d'interesse e sorprese. Non azzardo a dire di essere entusiasta perché, chi ci segue lo sa, sono altre le fiere videoludiche che mi generano entusiasmo, ma sono onestamente contento di esserci ancora una volta, magari l'ultima, magari no. Fra l'altro, quest'anno c'è anche tutta la faccenda dell'E3 Coliseum, che a occhio non sarò in grado di frequentare molto (o per nulla!) ma propone svariati contenuti interessanti di quelli che piacciono a me. Se riuscirò a farci un salto, ne sarò solo felice. Se non riuscirò a farci un salto, rosicherò un po' ma, ehi, mi pare di capire che venga trasmesso online, quindi comunque in un modo o nell'altro, forse, vai a sapere, le cose più interessanti potrei recuperarle. E magari pure scriverne, poi, a favore di chi non ha voglia di sucarsi lunghi video di gente che parla. Pare incredibile, ma c'è chi non ne ha.

Comunque ci siamo! E3 2017! Godiamocelo e vogliamoci bene. Cià, faccio quello tutto precisino e vi sbatto qua tutti i reminder del caso. Ricordatevi che per seguire eventuali contenuti relativi alla fiera su Outcast potete cliccare sull'apposito tag. Per seguire tutto quello che produrremo al riguardo su IGN, avete la pagina che raccoglie il marasma e, già che ci siamo, pure il social hub. Io, fra l'altro, sul social hub, ci lancerò sicuramente le microanteprimine via Instagram come ho fatto dalla Nordic Game Conference e magari pure delle microvideoanteprime tramite Facebook, anche considerando che Orange m'ha fatto la grazia e adesso negli USA ho un giga di traffico. Poi, che altro, beh, in attesa dei tradizionali appuntamenti post fiera con Videopep e Outcast Reportage, vi ho messo qua sopra l'embed della playlist su YouTube per eventuali contenuti video e vi piazzo qua sotto quello dello streaming di Kenobisboch Productions, per seguire le conferenze con loro. Detto che le dirette di commento pre e post conferenze le faremo anche su IGN Italia. Quindi, boh, vedete un po' voi.

Buon E3!

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Ah comunque, poi ho scritto di Lady Macbeth, ho finito la seconda stagione di Flaked (bel crescendo), ho giocato un sacco a Picross 3D Round 2, ho letto un bel po' di 32 Yolks, mi sono guardato un cinque o sei episodi della terza stagione di Last Man on Earth e non ricordo se ho combinato altro. Al di là del fatto che il ritardo di quasi un'ora sul primo volo non mi ha fatto perdere il secondo ma l'ha fatto perdere alla valigia, che mi è stata consegnata in appartamento a mezzanotte. E a parte il fatto che è l'una passata, qua dormono tutti da tre ore, sono sveglio da ventisette ore e adesso dormo, eh.