Outcast

View Original

Backlog #5: EVE: Valkyrie e Gunjack sono (quasi) tutto quello che ho sempre sognato

Backlog è la rubrica in cui chiacchieriamo fuori tempo massimo di giochi che abbiamo recuperato nella nostra lotta infinita contro il cumulo di arretrati. Sono quei giochi troppo recenti per poter essere ammessi nell'ospizio, ma già troppo vecchi perché possa ancora interessare a qualcuno una recensione classica.

Non mi sono mai avvicinato all’universo di EVE Online per lo stesso motivo per cui non proverei mai dell’eroina, ovvero nel timore di una quasi certa dipendenza. EVE sembra essere un’esperienza MMORPG molto complessa e sfaccettata, una simulazione quasi pedissequa di tante meccaniche economiche e sociali del nostro noioso mondo reale. È però soprattutto un gioco che è riuscito a costruirsi una community di fedelissimi fan in grado di raccontare alcune fra le più belle storie virtuali di sempre, pianificando, a volte per anni, complesse azioni militari, spionistiche e sociali, e mettendole poi in atto in enormi e monumentali battaglie o rese dei conti spaziali. Nulla di già programmato dai creatori del gioco insomma, o almeno così mi piace credere, ma solo ciò che succede quando poni i giocatori in fazioni opposte e fornisci loro un sistema complesso e ben realizzato in cui agire liberamente. Come dicevo, non ho mai avuto il piacere di poterci giocare direttamente (forse per il bene della mia già scarsa vita sociale), ma i racconti delle folli gesta di questi piloti nello spazio virtuale arrivano regolarmente alle mie orecchie grazie ad articoli, forum e quant’altro, e non smettono mai di affascinarmi.

Pur essendo sicuro che EVE non fa e non farà mai per me, gli devo sicuramente riconoscere il merito di aver tenuto accesa la fiaccola dei simulatori spaziali negli anni bui fra la metà degli anni 2000 e i giorni nostri. Questo genere è stato molto attivo fin dagli albori del videogioco, per poi scomparire, forse per scarso interesse da parte del pubblico, per quasi un decennio, fino al rinascimento che stiamo vivendo in questi ultimi anni con, tra gli altri, quel capolavoro di Elite: Dangerous, l’approccio rogue di Everspace e quella fabbrica di San Pietro conosciuta come Star Citizen. L’arrivo della VR non ha fatto che buttare benzina sul fuoco sulla mia ardente passione per questo genere spesso dimenticato, e per quanto l’esperienza di Elite: Dangerous in realtà virtuale e con un HOTAS (quel controller che è una combinazione uber-nerd di joystick e throttle da aereo) sia fra le mie più belle mai provate personalmente, il ritmo giustamente lento e rilassato del gioco mal si presta ai ridotti lassi di tempo che riesco a passare con un pesante casco VR calato davanti agli occhi.

Papapapapaaaapa papapapaaaapa (un brutto tentativo di replicare La cavalcata delle Valchirie).

È proprio cercando un’esperienza migliore per il mondo virtuale che CCP Games, creatore dell’universo EVE, ha realizzato EVE: Valkyrie, un gioco dal tocco molto più immediato e arcade rispetto a quel colosso di complessità che è EVE: Online. Ambientato nello stesso universo del suo predecessore, EVE: Valkyrie ci pone ai comandi di una navetta appartenente a una squadra di assi dello spazio, chiamata appunto Valkyrie. Il nostro personaggio è morto in passato più e più volte durante le pericolosissime missioni che gli venivano assegnate, ma è stato riportato alla luce ogni volta grazie a tecniche di clonazione, in modo da poter offrire nuovamente i suoi preziosi servigi alla squadra. Per quanto il gioco sia fondamentalmente improntato al multiplayer, presenta anche un numero, purtroppo risicato, di missioni da giocare in singolo, che esplorano appunto le esperienze vissute dal pilota nelle vite precedenti.

In ogni caso, l’impatto sensoriale con EVE: Valkyrie è semplicemente fantastico: il mondo attorno a noi è realizzato in maniera molto realistica, nonostante i compromessi che la VR comporta, l’atmosfera e gli scorci che offre lasciano letteralmente a bocca aperta, spesso distraendomi dai miei reali obiettivi. La sensazione di sfrecciare nello spazio ad alta velocità mentre si inseguono le navette nemiche, poi, è da provare assolutamente. Non mi stancherò mai di vivere la sequenza di lancio della navicella nello spazio: i sistemi che prendono vita poco a poco davanti agli occhi, i motori che rombano, la voce di Katee Sackhoff (la Starbuck <3 di Battlestar Galactica) che interpreta il capo squadra e mi fornisce gli ultimi consigli pre-partenza, poi il conto alla rovescia e infine il lancio lungo un claustrofobico tubo, fino a che la visuale non si apre sull’immensità dello spazio. E ancora, gli inseguimenti coi caccia nemici, il cuore a mille nel virare all’ultimo lungo la superficie di una nave da guerra, le navi avversarie che escono improvvisamente dall’iperspazio e iniziano i loro cannoneggiamenti a tappeto. In questo, e tanto altro, EVE: Valkyrie è quasi tutto ciò che ho sempre sognato.

La sequenza di lancio di cui vi parlavo sopra.

Il tutto si controlla ottimamente con un normale joypad (io ho il mio fidato pad della Xbox 360) e ben pochi pulsanti. È possibile utilizzare un HOTAS, ma così facendo si va a ledere un po’ l’immediatezza di gioco e degli ottimi controlli via pad. CCP Games ha anche fatto un ottimo lavoro per quel che riguarda i problemi di motion sickness che, per un gioco in cui si passa il 90% del tempo a girare come trottole in tutte le direzioni, sono sorprendentemente limitati.

Come dicevo, EVE: Valkyrie è principalmente un’esperienza multiplayer e, per quanto non apprezzi questo lato particolarmente per mere questioni di gusto personale, devo dire che offre molta varietà e un sistema di sfide giornaliere, che spinge a far giocare ancora o almeno finché gli occhi non chiederanno pietà. Avanzando di grado, è possibile sbloccare nuove navette, ma anche nuovi upgrade e nuovi pezzi di ricambio con cui personalizzarla. Molto interessante, per quanto in maniera ridotta, l’approccio a “classi” del multiplayer: tutte le navette che è possibile guidare appartengono a una categoria tra fighter, support o heavy. Le prime sono classici caccia molto maneggevoli ma fragili, armate di mitragliatrici e razzi a inseguimento, in grado di assicurare la superiorità aerea in quasi ogni situazione. I mezzi di tipo support, invece, presentano sistemi per riparare le navette alleate, sganciare mine o trappole di vario tipo e in generale prestare ovvie funzioni di supporto. In ultimo, le navette di tipo heavy sono mezzi pesanti e lenti, ma con cannoni molto potenti, da puntare sul proprio bersaglio utilizzando i movimenti della testa come se fossero vere e proprie piccole navi da guerra. Inoltre, questi mezzi hanno anche la possibilità di effettuare salti nell’iperspazio, per piombare addosso al nemico o scappare nelle situazioni di pericolo, per quanto sia un sistema volutamente molto difficile da controllare.

La spettacolare entrata in un wormhole.

Oltre all’ovvia modalità deathmatch, sono presenti mappe con punti di controllo, assalto e difesa di navi da guerra. In più, ogni weekend i creatori propongono una modalità di gioco dalle regole leggermente differenti dalle precedenti, nel tentativo di evitare che il gioco si riveli troppo ripetitivo. Purtroppo, spesso le battaglie online si rivelano essere abbastanza vuote, con pochi giocatori reali impegnati nel combattimento e molti bot a sopperire agli spazi lasciati vuoti. Credo sia il normale prezzo da pagare per un gioco che richiede un prezzo di accesso abbastanza alto, fra computer, casco e costo del gioco non esattamente basso. Tuttavia fa davvero piacere vedere che i creatori si stiano impegnando per aggiornare il gioco a intervalli regolari, con nuove modalità, fix e corposi contenuti inediti.

Oltre ad EVE: Valkyrie, CPP Games ha lanciato anche EVE: Gunjack, esperienza spaziale ancora più essenziale e arcade, mirata a un mercato più casual. In Gunjack si è ai comandi della torretta di una nave mineraria ai confini della galassia e ovviamente bisogna abbattere orde e orde di navi pirata nemiche, che spuntano dall’iperspazio per cercare di rubare il prezioso carico. Per mirare si utilizzano semplicemente i movimenti della testa e gran parte dell’esperienza è concentrata in un arco di 180 gradi di fronte a noi, mentre per sparare si utilizzano i grilletti di un qualsiasi controller compatibile. È un classico shooting gallery, ben realizzato con una buona curva di difficoltà, tanti diverse navi nemiche e potenziamenti da raccogliere. Anche graficamente il gioco regge bene, e la sensazione di essere sospesi ai lati di una enorme stazione spaziale è fantastica, anche se a volte la scarsa risoluzione degli skybox, ovvero delle immagini di “sfondo” dei livelli, si fa vedere. Insomma, nulla di nuovo ma tutto ben realizzato e con una sensazione complessiva da titolo tripla A, molto raro nelle produzioni VR.

E gira tutto intorno alla stanza...

Che dire, Valkyrie mi ha conquistato: è divertente e mi ha regalato alcune delle esperienze migliori nell’ambito della realtà virtuale. Inoltre, riesce ad essere molto vario e ricco di contenuti, specie considerando che è un titolo che si può giocare esclusivamente in VR. L’unica delusione riguarda l’esperienza single player, davvero troppo breve e limitata (parliamo di un’oretta scarsa di contenuti, forse) per essere definita tale. Piccola postilla sul prezzo di listino forse troppo elevato (60 euro) per i contenuti che presenta, anche se al momento il gioco è in offerta su Steam alla metà esatta.

Lancio un appello al mondo degli sviluppatori: datemi un gioco del genere in VR, anche leggermente più complesso ma con delle missioni e una trama degne di tale nome, e realizzerete finalmente i miei sogni più nascosti, insieme a quelli di tanti altri pazzoidi con la testa perennemente nello spazio. Datemi un Freespace 2 in VR! Lo voglio! ORA!

Ho giocato a EVE: Valkyrie per una decina di ore complessivamente, di cui la prima ora passata a esplorare tutorial e modalità singleplayer e le restanti a sparare e farmi sparare nel cyberspazio. Gunjack è invece un titolo molto meno impegnativo e si completa in un paio di ore al massimo. Entrambi i titoli sono stati testati con un HTC Vive. Ringrazio gli sviluppatori per avermi fornito i codici per provare i loro giochi.