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Racconti dall'Ospizio #88: Assassin's Creed, migliaia di anni in un decennio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Sono passati dieci anni dall'uscita del primo Assassin's Creed.

Dieci anni e sentirli tutti, perché la saga di Assassin's Creed ha cominciato a mietere vittime nel novembre del 2007 ma sembra in giro da sempre e ne sono usciti così tanti che pare trascorso ben più di un decennio. Tra videogiochi della serie, fumetti, spin-off, giochi mobile e per browser, siti e pagine wiki interattive, non ultimo il film dello scorso anno, che tutto ha fatto tranne che dare lustro alla saga. Amatelo o odiatelo, ma Assassin's Creed ha saputo segnare un'intera generazione videoludica. Ed è ancora in piedi.

Ma torniamo a quel Novembre 2007, quando è cominciato tutto.

Avevo diciotto anni, ero enormemente affascinato dalle potenzialità di Xbox 360 e PlayStation 3, la seconda appena arrivata. Era la nascita dell'HD su console, del “Adesso, per giocare a dovere, bisogna avere la TV in alta definizione” e cose così. Ubisoft arrivava dal successo ottenuto col rilancio di Prince of Persia e proprio Assassin's Creed doveva essere il nuovo arrivato della serie, ma il gioco cambiò così tanto durante lo sviluppo da meritarsi una sua personale identità, fino alla creazione di un vero e proprio brand di successo.

Il primo capitolo stupì perchè Altair poteva, all'apparenza, arrampicarsi praticamente ovunque. Era nato un nuovo modo di esplorare il mondo di gioco

Di Assassin's Creed avevo letto di tutto nelle anteprime sulle riviste. Dove abito io, l'ADSL è arrivata solo nel 2007, guarda caso, quindi trailer e quant'altro online erano cose da fruire con moderazione e la carta era ancora importantissima per sapere il più possibile sul mondo dei videogiochi. Era comunque tutto abbastanza fumoso, eh: nonostante le numerose informazioni, senza vedere mezzo video era difficile capire davvero come sarebbe stato il gioco. Era davvero una sorta di balzo della fede, per restare in tema con la saga.

Era anche un'epoca diversa per quanto riguarda i day one. Niente bonus per chi pre-ordinava, anzi, pre-ordinare non era praticamente usanza comune. C'era meno quella sensazione di corsa all'oro e soprattutto non c'erano le milioni di edizioni limitate e alternative di oggi, ambito nel quale, fra l'altro, la serie di Assassin's Creed è regina indiscussa (Assassin's Creed Origins ha avuto la bellezza di sette edizioni oltre a quella normale, con tanto di infografica pubblicata da Ubisoft per districarsi nei contenuti).

Questi fattori mi fecero quindi vivere benissimo fino al Natale del 2007, quando lo acquistai, tra l'altro comprando la mia prima edizione limitata (c'era liscio o con statuetta annessa), perché il negoziante mi fece il classico super sconto natalizio, facendomi pagare solo una decina di euro in più.

C'è chi ha dovuto comprare due case per tenersi tutto il possibile su Assassin's Creed.

“Si svegli, signor Miles”, mi viene detto a pochi minuti di gioco iniziato. E mi ritrovo nel 2012, su un lettino, collegato a dei macchinari. Sono un tipo in jeans e felpa grigia. A quanto pare mi hanno rapito, sono in un gigantesco palazzo di proprietà di Abstergo Industries. Dove sono i cavalli, le spade, il deserto della Terra Santa che visto tutti questi mesi nelle immagini di anteprima sui giornali o negli spot TV?

Mi esplode la testa.

Io pensavo a qualcosa alla Prince of Persia, un gioco open world con ambientazione medioevale, e invece... invece si tira in ballo la fine del mondo e l'usare tecnologia fantascientifica per scavare nei ricordi delle persone, secondo la bizzarra teoria che nel nostro DNA sono custoditi anche i ricordi dei nostri antenati. Nei panni di Desmond Miles, mi ritrovo così catapultato ai tempi della Terza Crociata, tra Acri e Gerusalemme, passando per Damasco, nei panni del suo antenato Altaïr Ibn-La'Ahad, guerriero assassino, della setta omonima, in millenaria guerra con l'Ordine dei Templari. Assassini per il libero arbitrio, Templari per l'ordine e il controllo delle masse, due fazioni che più classiche non si può e una terza compagine destinata a spuntare: Coloro Che Vennero Prima, un'antica civiltà decaduta che ci ha fatti evolvere e controllati per tanto tempo, annientata da una catastrofe naturale e sopravvissuta nel presente con dei manufatti che sfiorano il magico, come le sempre presenti Mele dell'Eden, capaci di controllare la mente delle persone e per questo cercate dai Templari, anche nel presente, sotto le spoglie della multinazionale Abstergo, che si è quindi messa a scavare nei ricordi.

Tutto questo mi folgorò, era un potpourri tutto sommato di cose anche già viste, tra cospirazioni globali e civiltà arcaiche, ma ben mixate e narrate benissimo. Questo fascino (e la grafica allora mozzafiato) fecero chiudere gli occhi un po' a tutti sui difetti del gioco, come l'estrema ripetitività al di fuori degli assassinii principali, e la saga esplose con Assassin's Creed 2, ben due anni dopo (le uscite annuali erano ancora un sogno di Ubisoft).

Dove sono? Non mi sembra la Terra Santa, questa...

Si crearono comunità di discussione sui segreti del gioco, sui messaggi nascosti... una comunità sterminata che aiutò non poco il successo della serie. E poi c'era il fattore cliffhanger, perché Assassin's Creed non finiva: alzatosi dal lettino dopo il gran finale ambientato nel passato, Desmond comincia ad avere qualche misteriosa visione. Scritte sui muri, tracce di sangue, una visione del vero che sembra sconvolgerlo e, proprio quando si avvicinava al muro che sembrava nascondere delle risposte, ecco che tutto diventava nero. Fine del gioco. Continua nel 2009. E così andrà avanti almeno fino al reale 2012, sempre con grande appetito per il capitolo successivo. Immaginate la reazione uno abituato ai sequel, ma ad avere giochi che tutto sommato chiudevano dei cicli (vedasi Metal Gear Solid) e non così spudoratamente aperti, come fossero puntate di un telefilm.

La saga mi catturò, sommergendomi negli anni più di domande che risposte. Adesso le risposte sono in gran parte arrivate, quindi la fotta un po' è scesa e in generale il brand è un po' più stantio, vuoi anche per le uscite a valanga di cui abbiamo già parlato (è bene comunque ribadirlo: in dieci anni di vita sono almeno dodici i giochi usciti, tra principali e non). E forse anche perché, a fronte di una trama complessa, piena di subplot, personaggi, richiami storici, Ubisoft ha preferito concentrarsi sul cosiddetto “turismo storico”, bellissimo ma non ciò che mi spinse a volere saperne di più di quell'universo narrativo nato nel 2007.

Adesso è uscito Assassin's Creed Origins, che però di fascino ne ha tantissimo, sia nel presente che nel passato. Si torna in un'epoca oscura dove gli Dei la facevano da padrone, l'antico Egitto (antico mica tanto, comunque, il gioco è ambientato una cinquantina d'anni prima di Cristo, quindi niente Antico Regno). E vedere coi miei occhi certe cose descritte solo in qualche nota nei giochi precedenti, oltre che assistere alla nascita vera a propria degli Assassini, ha comunque un certo peso. Sono curioso di vedere dove andremo a finire, tenendo presente che, secondo me, anche la cosa più bella a una certa deve finire, anche per potersi dedicare ad altre cose magari altrettanto belle.

Poi i giochi storici riescono bene a Ubisoft, quindi possono continuare a svilupparne anche avulsi dal contesto assassino. Ma fino a che ci sono potenzialità per chiudere col botto, sfruttiamole. 

Auguri, Assassin's Creed. Cento di questi... no dai, alcuni di questi anni!