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Librodrome #83 - Oltre il gioco. Critica della ludicizzazione urbana

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Attenzione bis: se credete che quella qui di seguito sia una "recen sione" più esaustiva e chiarificatrice di questo bel trailer, siete in errore (frechete). Guardate:

"Quando si parla di gioco, si tende solitamente a dire ciò che esso non è: "non è reale" o "non è serio", salvo poi restare un po’ sul vago, non appena ci si rende conto di quanto il gioco sia una cosa seria." (Bateson)

L'esistenza e il senso del (video)gioco confermano, senza tregua e in senso superiore, il carattere sopralogico della nostra situazione nel cosmo. In altri termini, si può negare la serietà, ma non di certo il (video)gioco. In esso si riconosce, volere o no, lo spirito, perché qualunque sia la sua essenza, non è materia e oltrepassa già nel mondo animale i limiti dell'esistenza fisica. Il contenuto semantico di "serietà" è definito ed esaurito con la negazione del (video)gioco: la serietà è il non-(video)gioco e nient'altro. 

Oltre il gioco. Critica della ludicizzazione urbana, dice la descrizione, esamina il fenomeno della gamification, ossia l'applicazione delle meccaniche e dei principi "giocosi" ad attività e situazioni non-ludiche. Quali il lavoro, per intenderci. Non il nostro "lavoro" (che, comunque, lavoro-lavoro non è: che ne sappiamo noi delle miniere). 

Robba seria!

Il volume (Edizioni Unicopli, collana Ludologica. Game Theory) indaga il complesso rapporto tra architettura e urbanistica, divertimento e cultura, arte e attivismo grazie ai contributi di studiosi, ricercatori e game designer italiani e internazionali su temi che spaziano dagli interventi artistici in Grand Theft Auto all’avvento del mobile gaming, dalla sorveglianza reale e virtuale negli spazi urbani al rapporto tra gioco e lavoro nelle società capitalistiche.

In buona sostanza, 226 densissime pagine che racchiudono pregevoli (e soprattutto illuminanti!) saggi di Daphne Dragona, Gabriele Ferri, Giuseppe Enrico Franchi, Mathias Fuchs, Ava Kofman, David Thomas Moran, Michael Moshell, Mark J. Nelson, Paolo Ruffino, Mauro Salvador, Alberto Vanolo, Stephanie Vie, McKenzie Wark e Matteo Bittanti.

Nabu, sta dicendo proprio a te...

Nelle mani dell'abile essere ludicizzato, Oltre il gioco. Critica della ludicizzazione urbana spalanca dinanzi a se uno stordente universo fatto di scenari possibili e quasi pulsanti, dispiegandosi - un capoverso dopo l'altro - come manuale totalizzante, che racconta e spiega il grado di ludicizzazione della realtà... una sorta di lubrificante che dietro alle pretese socializzanti quantifica e valorizza attività un tempo considerate indipendenti dalla sfera economica.  È un libro "pericoloso", un potentissimo palantìr, attraverso cui sbirciare il panorama culturale contemporaneo e comprendere l'elevato e ormai persistente tasso di ludicizzazione avanzato sulla vita e sulla cultura del nostro tempo. Oltre il gioco propone una ridefinizione critica del fenomeno della gamification urbana attraverso i contributi di studiosi, game designer e artisti internazionali. Un testo densissimo, si direbbe accademico, da leggere per sete di conoscenza ed erudizione, per comprendere in che modo il gioco autentico permetta di ristabilire ritmi più umani nelle città sempre più elettroniche, vere e proprie smart city à la Watch Dogs

In ultimo, una doverosa menzione per i due esimi curatori del volume:

Matteo Bittanti: Artista, scrittore, curatore, editore ed accademico, Matteo Bittanti studia da oltre vent’anni gli aspetti culturali, sociali e teorici delle tecnologie emergenti, con un'enfasi particolare sull'interazione tra visual culture, arte contemporanea e new media. Dopo aver ottenuto un dottorato in Nuove Tecnologie della Comunicazione presso l’Università IULM di Milano, Bittanti ha insegnato e svolto ricerca presso l’Università di Stanford, l’Università della California a Berkeley e il California College of the Arts. Vive a San Francisco e Milano.

Emanuela Zilio: Co-fondatrice e Direttore di Digital Distillery (2010), un’azienda che fornisce consulenza nell’ideazione dell’identità di prodotti e servizi, realizza le piattaforme tecnologiche e le interfacce d’interazione necessarie alla diffusione dei contenuti, Emanuela Zilio ha ottenuto un Master of Science in Politics, Policy and Society in Contemporary Europe presso l’Università di Bath (2001) e un Dottorato in Scienze Linguistiche presso l’Università di Siena (2003). Vive e lavora a Milano.

Ed ecco la copertina, in tutto il suo splendore pop:

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