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Pippe mentali sui trailer di Rogue One

Dunque, l'altro giorno è uscito il nuovo trailer di Rogue One - A Star Wars Story e internet s'è tutta bagnata. L'ho guardato e ho provato a bagnarmi pure io, ma qualcosa me l'ha impedito, con una sorta di effetto pannolone che non riuscivo a inquadrare. Come mai mi convinceva meno dei precedenti, che pure non mi avevano fatto correre in strada a rovesciare le macchine ma mi avevano intrigato, colpito, affascinato? Vai a sapere. Poi, mentre avevo nelle orecchie The Watch, il podcast di Andy Greenwald e Chris Ryan, mi sono ritrovato ad ascoltare due sconosciuti che davano voce ai dubbi incartati nel mio cuore. Ecco cosa non mi tornava! Ecco cosa non mi convinceva! Cosa? Eh, adesso ci arrivo. Prima, però, finisco il raccontino, ché mi piace divagare e infilo un pratico link: ieri ho espresso i dubbi su cui avevo finalmente puntato il dito nel gruppo di discussione di Outcast su Facebook, se ne è chiacchierato brevemente e mi è venuta voglia di mettere tutto per iscritto e in fila qua dentro. E quindi ora lo faccio. Raccontino finito.

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, quando Disney e Lucasarts hanno annunciato il loro piano quinquennale per la riconquista del mondo (dopo che Disney e Marvel l'avevano già conquistato), l'idea era chiara e intrigante: alternare i film della serie principale, i seguiti veri e propri dedicati alla famiglia Skywalker, a degli spin-off fuori di cozza, robe slegate, in cui dare spazio libero alla creatività e all'espressività degli autori coinvolti, in cui parlare d'altro e farlo in maniera diversa. Fico, no? Ancora più fico, se pensiamo che il primo di questi esperimenti venne annunciato praticamente subito: un film di guerra diretto da Gareth Edwards. Uau! Poi è arrivato anche l'annuncio del film su Han Solo diretto da quei due matti di Lord & Miller, si continua a vociferare di un possibile film su Boba-Fett e abbiamo pure Ewan McGregor che si è messo a fare campagna perché gli facciano interpretare di nuovo il ruolo di Obi-Wan Kenobi, ma non divaghiamo. Edwards iniziò subito a chiacchierare di un film cupo, ruvido, senza la forza tra i maroni, tutto incentrato sulla ribellione, sulla guerra, sulla sofferenza, sulla depressione. Non proprio quel che ci si aspetta da Guerre Stellari. E poi, a un certo punto, arrivò il primo teaser trailer.

Mica male! A parte gli inevitabili e in fondo graditi omaggi e accenni alla mitologia,  a parte il fatto che si intravede la solita bravura pazzesca dell'Edwards nel creare immagini splendide e nel trasmettere un senso di scala fuori misura, questo teaser trailer promette esattamente quel film lì. La protagonista è una stronzetta spocchiosa e criminale, i personaggi sono tutti sporchi, brutti, incazzati, la sensazione generale è di gente allo stremo in una guerra che si rischia di perdere, il punto è che ci sono i fantanazifascisti in procinto di scaricarci addosso l'arma finale e bisogna reagire, bisogna combattere, bisogna fermarli, altrimenti la guerra è persa. Lei, la protagonista, viene tirata in mezzo quasi a forza e la chiave della faccenda, dello spirito generale del film, sta nell'essere ribelli. Si parla di quello. Lei afferma: "I rebel!" Quattro mesi dopo, arriva il primo trailer vero e proprio.

Ed è un'estensione degli stessi concetti. Ci sono gli omaggi, c'è la musichetta dell'impero, si intravede Darth Vader, c'è la Morte Nera con la posa del padellone. A livello visivo si punta meno sulle immaginone grosse di Edwards, ma si percepisce comunque la sua bravura nel trasmettere la sensazione di gente piccola alle prese con l'impossibile. Che messaggi passano? L'universo sta andando a puttane, i fantanazifascisti stanno vincendo, siamo tutti sporchi, luridi e in fondo cattivi ma, ehi, c'è una guerra da vincere. C'è uno che va in giro a sparare le moraline ma, ehi, è Forest Whitaker truccato come un clochard dell'ottavo arrondissement. La protagonista è una tizia talmente affidabile che non sanno se sia il caso di levarle le manette. Lei #fottesega, diamoci una mossa che c'ho da fare. La squadra è una banda di stronzetti sfigati colti da disperazione. La missione è destinata a fallire. Le sparatorie e le esplosioni escono dalle fottute pareti.

Nel frattempo, va detto, sono uscite chiacchiere riguardo a presunti rimaneggiamenti al film, nuove riprese, Tony Gilroy ingaggiato per effettuare le modifiche al posto di Gareth Edwards, voci e controvoci che si inseguono, conferme, smentite, sparizioni, apparizioni, luci, colori ed effetti speciali. Quanto ci sia di vero, quanto ci sia di montato e quanto ci sia di diverso rispetto a quel che succede per qualsiasi blockbuster hollywoodiano contemporaneo non lo so. L'impressione che fluttua nell'etere, comunque, è che, alla luce della miliardata incassata da Il risveglio della forza, in Disney si siano guardati fortissimo negli occhi, si siano chiesti chi glie lo faceva fare e si siano detti che, forse, un Rogue One un po' più uguale a tutti gli altri Star Wars poteva non essere una cattiva idea. In fondo, coi film Marvel, la storia di fare film tutti diversi fra loro pur essendo tutti uguali fra loro continua a funzionare bene, perché non applicare lo stesso modello alle spade laser? Ovviamente vai a sapere come siano effettivamente andate le cose, però, appunto, l'altro giorno è arrivato il secondo trailer vero e proprio.

E subito, invece delle variazioni sul tema imperiale che hanno dominato i due precedenti, abbiamo le musiche evocative in zona Skywalker, il cielo azzurro, l'ennesima inquadratura del tizio che cammina di spalle come Luke. Ma soprattutto, improvvisamente, il focus della faccenda è "daddy issues". Due trailer fa, la protagonista era tutto un "ribellione, ribelliamoci, sono una ribelle, spacco i culi, #fottesega", adesso salta fuori che c'ha sbattimenti col babbo, accetta la missione fondamentalmente solo perché in qualche modo sembra essere coinvolto lui e quando parla, invece di fare la strafottente e affermare "I rebel!", attacca i pipponi sulla speranza. Nel trailer precedente, era tutto un trionfo di gente disperata, qua cominciano a fiorire le battutine, la cazzonaggine, i tarallucci e il vino. Inoltre, non dico che il taglio "umani piccoli piccoli di fronte all'enormità opprimente" di Edwards sia svanito, ma sembra messo un po' in secondo piano. Insomma, la prospettiva è un po' cambiata.

Ora, intendiamoci, la questione sta tutta su dove vuoi porre l'enfasi all'interno del trailer e sappiamo benissimo che sempre più spesso non solo quel che si vede nel trailer, ma proprio il messaggio, lo spirito, l'idea che il trailer prova a trasmettere, non necessariamente corrisponde al film. Sono finite l'altro ieri le polemiche riguardo ai trailer di Suicide Squad incentrati sul Joker e la gente incazzata perché poi nel film lui appare per dieci minuti (qui è dove mi trasformo in Puffo Quattrocchi e sottolineo che io, di fronte ai trailer, ho sempre sostenuto che il Joker nel film si sarebbe visto solo nei flashback o poco più). Insomma, vai a sapere come sarà il film. Anche perché nulla impedisce a Rogue One di includere tutti questi elementi, e al limite rimane da capire se sarà fondamentalmente un film di guerra, in cui il punto è *vincere la guerra contro i fantanazifascisti* e a margine ci sono questioni irrisolte tra padre e figlia, o se sarà una storia di famiglia con una guerra a fare da sfondo.

Se sarà, insomma, il film che avevano promesso inizialmente e che sembravano volerci dare con quei due primi trailer o il film di cui sembra parlare quest'ultimo trailer. Lo sapremo a dicembre, perché poi, alla fin fine, qua si sta chiacchierando del nulla, del fumo diffuso da tre montaggi promozionali. Però, ehi, i montaggi promozionali servono, appunto, a trasmettere un messaggio, a venderti un film. E, insomma, il film che mi vuole vendere quest'ultimo trailer mi sembra sfizioso, divertente, ma anche un po' figlio del pensiero "Oh, mettici più Darth Vader e più Skywalker, che la gente dobbiamo portarla al cinema" e, soprattutto, mi intriga molto meno rispetto al film che volevano vendermi i primi due trailer. Magari non è cambiato il film, ma di sicuro è cambiato ciò su cui puntano per provare a vendermelo. E un po' mi spiace. Poi, oh, vai a sapere.