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YIIK: A Postmodern RPG si rovina con le sue stesse mani

YIIK: A Postmodern RPG si rovina con le sue stesse mani

Il mondo dei giochini indipendenti è molto attento ai “cult game”, quelli magari meno celeberrimi dei vari Super Mario, Zelda e Metal Gear Solid ma che possiedono un’aura mistica tale da averli consegnati comunque alla leggenda, collegandoli così al cuore degli appassionati di una volta e in grado di affascinare ancora le nuove leve. Tra i vari c’è Earthbound, di Nintendo, che - non nascondiamolo - è alla base dello splendido Undertale, che ha conquistato molti cuori diversi mesi fa, incluso quello del compianto Aurelio Maglione. Ciao Aurelio, ci manchi.

Il momento che cambia un po’ tutto nel gioco. Succede dopo tipo trenta minuti, tranquilli.

Anche questo YIIK si ispira a Earthbound, seppur in maniera più contemporanea. Come dice il titolo, infatti, è un “Post-Modern RPG”, che attinge dal mondo dei creepypasta, della metafisica e ovviamente del conflitto interno che coinvolge i ventenni/trentenni di oggi (non userò mail la parola millennial, non mi avrete mai!) con zero prospettive, zero futuro, tante domande e nemmeno una risposta. Evviva la vita, insomma.

Ed effettivamente, ciò, in tutta la sua stramberia, costituisce il piatto forte di YIIK: la storia di fondo e alcuni dialoghi (moltissimi dei quali ben recitati!) sono davvero intriganti e coinvolgenti. E, nel mare di assurdità del gioco, sono incredibilmente convincenti e trascinanti. Proprio nei suoi momenti più intimisti, il gioco regala il meglio di sé, trascinandoti al suo interno e facendoti quasi dimenticare dei suoi problemi. Che non sono pochi.

Ve l’ho detto, che alcuni momenti sono davvero affascinanti.

Ve l’ho detto, che alcuni momenti sono davvero affascinanti.

A cominciare dal combat system, altro selling point, che si aggiunge alla citata stramberia di cui sopra. Ebbene, se Earthbound proponeva come una parodia dei sistemi di combattimento dei classicissimi Dragon Quest dell’era Enix, YIIK, invece, sembra pescare a piene mani da Super Mario RPG, con input da picchiettare col giusto tempismo o leve da inclinare per il numero di secondi indicato. Sulla carta, un gran bene, ma l’implementazione è un po’ bislacca.

Input registrati male, quantità di danno infima che allunga a dismisura i combattimenti (rendendo quindi insostenibile l’eventuale grinding), attacchi e skill di cui non sempre sono chiari gli effetti e, insomma, le potenzialità si diluiscono in un mare di ripetitività e frustrazione. A ciò si aggiungono i lunghissimi - almeno su Switch - caricamenti tra un combattimento e l’altro, che finiscono per rendere ancora più tediosi i comunque non pochissimi combattimenti in game.

Non che vada meglio all’esplorazione. Se la grafica “low-poly” aiuta a donare uno stile unico e distintivo, ho registrato diversi problemi di collisioni. Per non parlare poi di alcuni bug, che spero siano corretti da patch, perché davvero gravi e quasi imperdonabili, in un gioco che si propone comunque di durare diverse ore e che, per la sua natura da JRPG, deve poter permettere agilmente di muoversi in giro per cure, grinding o semplicemente gironzolare.

Questi sono gli shop dove comprare equipaggiamento. Che per Alex sono dischi che spiattella in faccia ai nemici. Perché sì.

E la parte giocosa finisce per inficiare anche la parte narrativa. Se Earthbound (e anche Undertale) erano coerenti nella loro follia, YIIK sembra talvolta strambo per il solo piacere di esserlo e i suoi elementi risultano poco legati tra loro. La vicenda inizia in una città tranquilla e decisamente realistica - come appunto molti dei problemi e dialoghi tra i personaggi del party - ma tutto diventa improvvisamente surreale. Sulla mappa di gioco ci sono smiley su molla che ti attaccano e, tra le foglie, delle feci con occhi e denti aguzzi fiancheggiano tartarughe samurai antropomorfe. Così. Mentre improvvisamente guadagni la skill di evocare un panda con scudo per proteggerti, che però è anche una sorta di coscienza/grillo parlante. Davvero. Senza contestualizzazione di sorta, ruolo svolto per esempio dal celebre meteorite che sconvolge l’esistenza di Ness e soci in Earthbound. Né tantomeno c’è armonia tra le diverse trovate bizzarre.

I combattimenti sono sì dinamici ma, a volte, troppo lunghi e tediosi.

Anche trovate ludonarrative inizialmente simpatiche, come quella del “Dungeon della mente” che funge da hub per il passaggio di livello tipico dei JRPG, finiscono per risultare un po’ indigeste, a causa della realizzazione raffazzonata. E in effetti, un po’ tutto il gioco è così: tante cose sulla carta valide, perse in un mare di mediocrità realizzativa. Ed è un peccato, perché dietro tanti elementi rozzi, YIIK ha davvero molto da dire, nello sviluppo dei suoi personaggi e delle sue relazioni.

E ho avuto sinceramente tanta difficoltà nel valutarlo e giocarci. Perché se da un lato ha cose per cui vale la pena turarsi il naso, dall’altro c’è il rischio che si vada in apnea per tutte le volte - e per quanto a lungo - bisogna trattenere il respiro. Ma, allo stesso tempo, certi momenti sono così meritevoli da farti tornare la voglia, tra una blanda battaglia e un bug.

Ho giocato a YIIK: A Postmodern RPG grazie a un codice per il download su Switch gentilmente offertomi dagli sviluppatori. Ci ho giocato principalmente in modalità portatile, ma un paio di orette le ho fatte anche con Switch attaccato al dock. Non ho notato particolari differenze tra modalità portatile e quella fissa. YIIK: A Postmodern RPG è disponibile solamente tramite download su PC, su PlayStation 4, su PlayStation Vita e su Switch.

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