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La saga dei prequel ha ucciso la mia innocenza

La saga dei prequel ha ucciso la mia innocenza

Immagine da Reddit.

Nel 1999, avevo dieci anni. In qualche modo, avevo già messo a referto la visione della trilogia originale, soprattutto grazie a quella mente illuminata di mio cognato, che mi ha avvicinato a tutto quello che mi piace nella vita tranne, curiosamente, i videogiochi. Il giorno in cui ho scoperto che sarebbe esistito un nuovo film della saga di Star Wars, ero dal parrucchiere. Giuro. Come cambiano, i tempi. Comunque, ero dal parrucchiere e alla TV tuona il suono del cattivo per antonomasia, il colpo d’asma più temibile della galassia. Il respiro di Darth Vader riecheggia sulle immagini di un bambino immerso in mondi sabbiosi, spade laser, fantascienza. L’eccitazione era tale che mi girai di scatto per guardare il trailer, causando quello che per anni è stato il mio disprezzo e la mia più totale mancanza di fiducia nei parrucchieri. 

Da quel momento, comunque, le aspettative e la voglia di sopravvivere per andare al cinema a vedere Star Wars, un nuovo Star Wars, erano alle stelle. Non ricordo esattamente come passarono i mesi che separarono il trailer dall’uscita al cinema ma, conoscendomi, ho probabilmente asciugato tutti i miei amici per far capire loro quanto fosse figo Star Wars: spade laser, fantascienza, epica, colpi di scena... oh, quanto era figo? Era proprio al livello base del gasamento, l’entusiasmo più puro che si possa provare, quello spogliato dell’analisi dell’importanza storica (fortissima), dell’occhio per il tecnicismo (il primo film è diretto con il culo) e di tutte le sovrastrutture che si possono avere guardando film vecchi di trent’anni. La trilogia originale di Star Wars, per un bambino di dieci anni e probabilmente anche adesso, è molto più della somma delle parti, e la sua grandezza arriva allo stomaco ancora prima che al cervello. Poi, chiaro, con l’età e a forza di riguardarla ogni Natale, a prescindere dalla scusa, si notano un sacco di cose nuove, ci si fanno idee diverse su questa o quella scena, ma in linea di massima Una nuova speranza, L’Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi sono un trittico di film memorabile, in grado di prendere la testa di qualsiasi bambino e aprirla come fosse un tauntaun.

Quando sbagli tutto con un poster del genere, non hai veramente scuse.

Poi, però, quel settembre 1999 arrivò inesorabile, e con lui La minaccia fantasma. Inutile dire più di quanto non sia già stato detto altrove (soprattutto qui) ma, in linea di massima, posso aggiungere che quel film ha completamente ucciso la mia innocenza, molto più di quanto non fecero le scuole medie… e il fatto che le due cose siano arrivate praticamente a braccetto, col senno di poi, è un’inquietante coincidenza. Anche qui, al netto di tutti i retropensieri che si possono avere oggi, sul fatto che Lucas pensasse forse solo a ricavare nuovo merchandise da una proprietà intellettuale la cui utenza andava ringiovanita (di nuovo: come sono cambiati, i tempi), il mio netto ricordo di quella sera fu di non aver capito. Dovevo essermi perso qualcosa. Ero appena uscito dalla sala in cui avevo visto, dopo mesi (inconsciamente anni) di attesa spasmodica, un film di Star Wars che non mi era piaciuto al punto da strapparmi i vestiti dal gasamento. Una mente così piccola non può analizzare un pensiero così grande, per cui, tutto quello che rimase della visione furono solamente dubbi.

Dopo averlo rivisto in cassetta o in uno dei primi DVD circolati per casa, tutti i dubbi furono confermati: non c’era niente, NIENTE di quello che avevo amato nei primi tre film, al netto di un cattivo fighissimo che, comunque, è figo anche solo per il fatto che ha la decenza di STARE ZITTO in un film in cui tutti, dal primo all’ultimo droide di merda, ciarla inutilmente per due ore e sedici. Anche la corsa degli sgusci (GLI SGUSCI!), da molti additata come la cosa più riuscita del film (sì, la cosa migliore di un film del genere non può che venire “additata” e non “indicata”), non è altro che un guazzabuglio di montaggio con scene riciclate, bambini che si sbracciano e attori cani che fanno le faccette basite che manco in Boris. E la cosa peggiore è che, oh, a ogni nuova visione La minaccia fantasma riusciva nell’incredibile intento di peggiorare: la storia dei Midichlorian e l’immacolata concezione, Jar Jar che proprio non faceva ridere manco a rileggere le battute, i Jedi che erano un branco di stronzi che sparavano sentenze dall’alto della loro campana di vetro, ignari del fatto che l’altra metà del film si svolgeva in una stramaledettissima aula parlamentare, con gli altri che tiravano le fila del discorso. Il paese reale!!!11!

La cosa drammatica è che, fino ai primi cinque minuti di La vendetta dei Sith, sei anni dopo, è stato tutto così, se non peggio. Insomma, tutto questo pippone sconclusionato per dire che, se oggi sono un trentenne che non riesce a cadere vittima dell’hype, che guarda solo una manciata di trailer all’anno e solo perché sa che non gli interessa davvero quella roba, e che in linea di massima guarda al futuro dell’intrattenimento con disillusione e poca speranza, è proprio perché nel cuore degli anni Lucas ha pensato bene di tirar su qualche altro soldo, raccontandoci una storia che nessuno voleva davvero sentire. Poi, certo, avrebbe potuto farlo comunque e scegliere degli sceneggiatori e degli attori meno cani per farlo, ma questa, purtroppo, è una storia per una galassia lontana lontana.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Star Wars, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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