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Insider e la forza di dire la verità ad ogni costo

Insider e la forza di dire la verità ad ogni costo

Un’amica, tempo fa, mi disse che aveva smesso di guardare i telegiornali. Mi disse che non credeva più nell’informazione odierna, che tutto viene manipolato e distorto in base ai vari interessi e che si fidava solo di pochi organi d’informazione che, secondo lei, erano veramente liberi e indipendenti.

All’epoca – più o meno una dozzina d’anni fa – pensavo che esagerasse; poi, con il passare del tempo, mi sono reso conto che non aveva poi torto, anzi, tutt’altro. A rafforzare questo pensiero ha contribuito Michael Mann, che, dopo il meraviglioso Heat ha diretto Insider, film basato sulla vera storia di Jeffrey Wigand, ex dirigente di una multinazionale del tabacco che, dopo essere stato licenziato, decide di vuotare il sacco e raccontare una verità tanto scomoda quanto pericolosa: le sigarette vengono manipolate chimicamente per aumentarne l’assuefazione e di conseguenza la dipendenza da parte dei fumatori.

Aiutato dal coraggioso giornalista e produttore Lowell Bergman, noto per la sua integrità morale, Wigand rilascia un’intervista per 60 Minutes della CBS. La dirigenza dell’emittente, a causa di un conflitto di interessi, taglia pesantemente il servizio e Wigand, dopo aver perso il lavoro e la reputazione, mette a rischio anche la sua vita e quella dei suoi cari, dato che i suoi ex capi cercano di farlo tacere, minacciandolo pesantemente e braccandolo come se fosse un animale per cercare di toglierlo di mezzo. Alla fine, i due protagonisti riusciranno nel loro scopo e l’intervista, nella sua versione integrale, andrà in onda tempo dopo.

Il messaggio del film è tutto qui: lottare per la verità a qualunque costo, la verità come unico valore in un mondo basato solo sul profitto. Poi Mann, anche grazie alla bravura di Russell Crowe e Al Pacino (interpreti rispettivamente di Wigand e Bergman), riesce a confezionare un gran bel film, raccontando un’inchiesta giornalistica come se fosse un thriller, con una tensione sottile ma costante e con uno stile visivo molto simile a quello del già citato Heat.

Devo dire grazie anche a Michael Mann se ho imparato quale informazione ascoltare e quale no.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata al giornalismo, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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