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Gotham Knights è una questione di famiglia

Gotham Knights è una questione di famiglia

In principio c’era Seduction of the innocent, il saggio di denuncia dello psicologo Fredric Wertham pubblicato nel 1954 che scagliò l’opinione pubblica americana contro gli eroi dei fumetti, fino alla formazione della Comics Code Authority (un organo di censura) ponendo fine a quella che molti storici del fumetto considerano la Golden Age dei comics.

Nel calderone, additata come principale causa della delinquenza giovanile, tutta una serie di raffigurazioni, più o meno esplicite, di violenza, sesso e uso di droga che caratterizzava i fumetti crime e horror dell’epoca.

Interessantissimo poi come siano stati tirati in mezzo i fumetti di supereroi.

Come l’autore di Wonder Woman, William Moulton Marston che dichiara apertamente il riferimento all’ambiente BDSM contro l’accusa di lesbismo da parte di Wertham. Oppure quelle scandalose scene di Bruce Wayne e del suo pupillo Dick Grayson che dormono insieme.

È un’immagine dalla valenza storica. Illustra, più che spiegare, il tipo di contenuto che i fumettisti infilavano nelle loro storie con smodata ingenuità (o forse no).

Del resto, lo splendido Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay di Michale Chabon, la storia di due fumettisti di origini ebraiche che sognano di creare “un Superman”, rappresenta un meraviglioso esempio di controstoria fittizia e verosimile dell’ambiente culturale che girava intorno al pulsante cuore della prima forma d’arte completamente americana ed esplora i caratteri di quell’era di miti primigeni che fu la Golden Age.

Tutto ciò per dire che le “spalle” sono state un elemento fondante tanto dei comics come medium che del supereroe come mito.

Superman aveva Jimmy Olsen, Batman aveva Dick Grayson, Capitan Marvel (ora noto ai più come Shazam) aveva Kid Marvel. Se non fosse che la National Comics acquisì la Fawcett per iniziare ad assumere le sembianze dell’attuale DC Comics, questo oggi sarebbe più famoso, ma comunque all’epoca aveva il suo peso, tanto da alimentare dispute legali forti, quando adesso i fan battibeccano per capire chi sia il più forte tra i due (spoiler: Superman).

La “spalla” della Golden Age aveva una funzione diegetica ed extradiegetica.

Serviva un punto di vista adolescenziale per fare da gancio ai lettori/consumatori per questi eroi spesso cupi, adulti e imperscrutabili. A livello diegetico, invece, si è inventata la qualunque per giustificare la sua presenza sulle scene: Robin era tanto il Ragazzo Meraviglia quanto il Ragazzo Ostaggio, indossava colori sgargianti per distrarre l’attenzione e fare da esca per il ceffo di turno; Jimmy Olsen, con l’orologio che gli permetteva di chiamare Superman ogni volta che si metteva in pericolo, era l’innesco della trama o il pretesto per coinvolgere un eroe in trame più “comiche”, allontanandolo dai toni di Action Comics per farlo atterrare dalle parti umoristiche à la Archie.

Ma se la Golden Age finì in quel 1954, il ruolo delle spalle non si è esaurito, piuttosto evolvendosi e ampliando il suo significato.

Batman, la cui ambiguità sessuale è un nervo scoperto ogni volta che si cita quella vignetta, è diventato una figura dai connotati chiaramente paterni per una serie di ragazzi perduti ma designati come suoi pari da una forte determinazione, animata da un grande senso di giustizia.

In una fantasiosa evoluzione della tematica queer, dalla pruriginosa scena del letto a una scoccata alla “famiglia tradizionale”, Batman ha la sua Family, curiosamente assonante al gruppo di Charles Manson, non necessariamente a vuoto se consideriamo Bruce Wayne come figura carismatica e probabilmente borderline (è pur sempre un uomo irrisolto che di notte si veste di polimero nero per brutalizzare criminali).

Non si è innocenti se la vita ha spezzato questa caratteristica fanciullesca con lutti e dolori, instradando le spalle di Batman su un sentiero che altrimenti sarebbe più oscuro.

In principio c’era Dick Grayson, il primo ragazzo meraviglia: acrobata, figlio d’arte, proveniente da una famiglia di circensi deceduti tragicamente in un non-incidente, che Bruce Wayne accolse in casa per tirarlo fuori dal fallimentare assistenzialismo statale e che successivamente, in uno slancio di emancipazione, dopo aver fondato il suo supergruppo, i Teen Titans (al secolo Giovani Titani), riunendo tutti gli altri pupilli dei supereroi della Justice League, lascia il ruolo di Robin per assumere l’identità di Nightwing, ispirandosi al nome di un mitico vigilante kryptoniano (in alcune traduzioni italiane noto come Sparviero). La storia dove avviene questo “cambio” di identità, inoltre, è una delle migliori e più famose saghe dei Teen Titans, quel The Judas Contract di Marv Wolfman e George Perez che costituì uno dei vertici per la testata e che per mood complessivo e popolarità tra il pubblico può serenamente affiancare i coevi X-Men di Claremont.

Sorte più triste è toccata al secondo Robin, Jason Todd.

La sua origin story è localizzata nella stessa Crime Alley dove i coniugi Wayne persero la vita. Un luogo che ancora dopo anni da quell’evento è uno dei posti peggio frequentati di tutta Gotham; nessuno è al sicuro, nemmeno Batman, che incautamente parcheggia lì la Batmobile per ritrovarsela sopra i mattoni.

Autore del furto è appunto Jason Todd: madre tossica, padre assente, una vita segnata già nel peggio quartiere di Gotham, se non fosse che il furto lo fa immediatamente notare al Cavaliere Oscuro, che lo prende sotto la sua ala protettrice per renderlo il nuovo Robin.

C’è da dire a sua discolpa che è stato un Robin sfortunato. Un po’ non aiutavano le storie dell’epoca, un “interregno” di quelli che erano tipici della gestione delle testate durante gli anni ’80: Jason era scritto con i piedi e con una caratterizzazione che lo rendeva, non mi vengono altri termini per definirlo, uno “stronzo”. La sua breve vita editoriale come Robin culminò con il sondaggio per chiedere se il nuovo Ragazzo Meraviglia dovesse vivere o morire, nella saga scritta da Jim Starlin diventata poi famosa come Una morte in famiglia.

Ma la sua storia non finì contro il piede di porco impugnato dal Joker.

In uno dei strani giri di retcon post Crisi infinita, il corpo esanime di Jason Todd fu immerso in una delle Pozze di Lazzaro e così riportato in vita “cambiato”. Ritornerà a Gotham come il villain Cappuccio Rosso, ripescando l’alias di un vecchio criminale mascherato di cui si sono perse le tracce (e che Alan Moore racconta essere il primo alias dell’uomo che poi diventerà noto come Joker). Nella saga Under the red hood, affronta l’inevitabile percorso di redenzione e diventa vigilante bordeline, ma mai ripudiato da Batman nonostante i suoi metodi violenti.

Il trittico dei Robin Storici si chiude con Tim Drake, liceale e detective amatoriale che scopre l’identità di Batman e che, notando l’assenza di un Robin e ritenendo che per bilanciare il cupo vigilantismo del cavaliere oscuro la figura del Ragazzo Meraviglia sia indispensabile, scopre l’identità segreta di Dick Grayson e lo implora di tornare come ad essere Robin, se non che, colpito dalle abilità d’indagine dimostrate dal giovane, Batman lo sceglie come nuovo pupillo.

Tim è l’eterno ragazzo da quando lo scorrere del tempo si è elasticizzato anche nell’universo DC, nonostante abbia dovuto cedere il ruolo di Robin a Damian Wayne, figlio di sangue di Batman e Talia Al-Gul, per prendere l’identità di Red Robin (ma insomma, stiamo là).

Nel quartetto di protagonisti scelti per il nuovo videogioco dedicato ai Gotham Knights c’è a pieno titolo Barbara Gordon, la figlia (inizialmente adolescente) del commissario Gordon infatuata di Batman che, invitata ad un ballo in maschera della polizia, crea un costume di Halloween che riprende le fattezze di quello dell’uomo pipistrello. Solo che, arrivata sul luogo della festa, scopre che dei criminali hanno preso in ostaggio Bruce Wayne e, combattendoli, compie la sua prima impresa da supereroina. Casualmente, ma è il 1966 e le trame funzionavano così.

L’alias di Batgirl, in verità, era già stato preso nel 1961 da tale Betty Kane, introdotta nelle storie di Batman proprio per rispondere alla scabrosa questione della relazione omoerotica tra il cavaliere oscuro e il ragazzo meraviglia, personaggio caduto nel dimenticatoio durante la prima grande piazza pulita della storia dei fumetti DC, Crisi sulle Terre infinite.

Barbara, per quanto sia un personaggio molto amato, è tristemente nota per il trattamento che le riserva il Joker in Killing Joke di Alan Moore: le spara, probabilmente la violenta (il fumetto è abbastanza vago su questo), la lascia paralizzata dalla vita in giù, impossibilitata a continuare la sua carriera di vigilante. Assume quindi l’identità di Oracolo, hacker e punto di riferimento della comunità supereroistica di Gotham ,fino a che, tramite operazioni e fisioterapia, Barbara torna ad indossare il mantello nel suo ruolo d’elezione, assolvendo alla quota millenials della Batfamily.

Il cast scelto per Gotham Knights è la traccia sulla quale vengono modellati poi tutti i membri successivi della comunità supereroistica di Gotham, che si ispirano o vanno in contraddizione a Batman. Tra gli assenti vale la pena di citare Damian Wayne, il quarto Robin, abile come un ninja, brutale perché cresciuto dalla Lega degli Assassini di Ras Al-Gull, è diventato il Robin di Dick Grayson quando, durante la scomparsa di Bruce Wayne al termine di Crisi finale, ha reclamato il costume da pipistrello. Batwoman, Kate Kane, cugina di Bruce da parte di madre, addestramento militare, tornata a Gotham, pensava fosse una buona idea intraprendere la carriera di vigilante; esponente della comunità supereroistica LGBT+ e nota per il suo legame emotivo con la detective Renè Montoya del GCPD (leggetevi Gotham Central di Brubaker e Rucka).

Helena Bertinelli, Cacciatrice, affiliata alle Birds of Prey, figlia di una delle famiglie criminali di Gotham, giura vendetta verso il crimine organizzato dopo la strage che le ha portato via la famiglia lasciandola orfana. Indimenticabile per le balestre, l’outfit “vagamente” da mistress e perché interpretata da Mary Elizabeth Winstead nel film omonimo sulle Birds of Prey che l’internet ha odiato senza motivo.

Batwing, Lucas Fox, il figlio di Lucius Fox che di notte si traveste come una specie di Iron Man di Gotham in salsa pipistrellosa. Recentemente ha assunto l’identità del Batman di New York nella serie I am Batman, per i testi di John Ridley.

Spoiler, alias Stephanie Brown, la figlia del criminale Cluemaster, nata per essere la ragazza di Robin, riscontra un gradimento inaspettato che le permette di scalare i ranghi del vigilantismo di Gotham fino a ricoprire prima il ruolo di Robin, poi quello di Batgirl ed essere uno dei membri scelti da Kate Kane per far parte della squadra dei Batmen sulle pagine dei Detective Comics gestite dal talentuoso James Tynion IV.

Cassandra Cain, figlia dei mercenari Lady Shiva e David Cain, (che fu uno dei maestri del giovane Bruce Wayne sul cammino per diventare Batman), non parla nessuna nessuna lingua ma “solo quella della violenza” (cit.), è una combattente abilissima e al contempo una giovane disadattata accolta nella family per stemperare la sua indole violenta, fa la sua apparizione come misteriosa nuova Batgirl durante la Terra di nessuno, per poi adottare l’identità di Orphan.

E quasi stavo dimenticando Azrael, Jean-Paul Valley: membro di una setta di templari nota come Sacro Ordine di Saint Dumas, è un guerriero incappucciato armato di spada fiammeggiate, la cui formazione è costituita da suggestione postipnotica che, oltre a donargli abilità in combattimento, lo perseguita attraverso visioni di matrice religiosa, rendendolo a tutti gli effetti uno sicario dell’Ordine.

Indimenticabile la sua prima apparizione per testi di Dennis O’Neal e disegni di Joe Quesada (c’è una teoria secondo la quale il suo lavoro come editor ci ha privati di uno dei migliori fumettisti della sua generazione), anni ’90 as fuck.

Rientra nel ristretto numero di vigilanti che alla fin della fiera hanno davvero indossato la cappa del cavaliere oscuro durante quell’atroce periodo per la storia di Batman noto come Knightfall, anche lì trasformando il costume in un delirio anni ’90, un po’ rappresentante la voglia della DC di inseguire il crescente successo dell’immaginario visivo sgravato della Image.

Quello degli effettivi eredi di Batman è un campionato ancora più ristretto, dove figurano oltre ai sopracitati Azrael e Dick Greyson una serie di versioni alternative future del Cavaliere Oscuro, come il mefistofelico Batman di Damien Wayne (non a caso il nome è quello della serie di film horror Omen), il futuro alternativo remoto del Batman Beyond di Terry McGinnis o la più recente Batman (o Batgirl?), Helena Wayne, figlia di Bruce Wayne e Selina Kyle, dopo il matrimonio visto nella miniserie di Tom King Batman Catwoman. Vale inoltre la pena ricordare il Batman Superheavy del Commissario Gordon (!), che segna gli ultimi atti del Batman di Scott Snyder nei New 52. E questo senza voler tirare in mezzo la Batman Inc., una società sussidiaria della Wayne che si occupa di sovvenzionare l’attività di Cavalieri Oscuri in tutte le parti del globo.

Nell’arco della sua lunga carriera, Batman ha rappresentato una figura paterna attorno alla quale si sono raccolti numerosi giovani eroi. È come se nella sua triste missione di dare giustizia alla famiglia che ha perso sia indirettamente riuscito a colmare quel vuoto che da figlio spezzato lo ha trasformato in un padre putativo, affinchè per quanto possibile, tutti questi ragazzi sperduti non dovessero patire lo stesso dolore che ha dovuto soffrire lui. E con il suo scendere a patti con la transitorietà della condizione mortale, è anche il più limpido esempio del concetto di Legacy che ha caratterizzato la DC comics.

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