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Dieci anni di Hearthstone

Dieci anni di Hearthstone

Eh, ve l’avevamo detto. Racconti dall’ospizio (la rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente, lo sguardo di noi vecchietti eccetera eccetera) alla fine ha davvero una specie di sottosezione non ufficiale: quella in cui Ualone festeggia i decennali o i ventennali dei giochi Blizzard. Ve l’avevamo detto quasi due anni fa, in occasione del secondo episodio di questa (allora solo ipotizzata) sottosezione, quello dedicato a Warcraft III (vent’anni), che seguiva l’episodio dedicato a Diablo III (dieci anni). E niente, tutto confermato, quindi.

Ci risiamo, in effetti! Ci eravamo lasciati, su queste pagine, un paio d’anni fa, quando – in coda all’articolo per le celebrazioni dei vent’anni di Warcraft III – vi davo appuntamento per i vent’anni di World of Warcraft. Erroneamente. Perché prima del ventennale di quello che forse è il MMORPG più importante di tutti i tempi (oltre al mio gioco preferito in assoluto) c’è un’altra roba da festeggiare insieme: i dieci anni di Hearthstone! Non ci pensavo neanche, perché, vi giuro, il lancio del gioco di carte Blizzard mi sembra una roba dell’altro ieri. O al massimo di quattro o cinque anni fa, dai. E invece, cavoli, sono passati dieci anni anche per il caro buon vecchio (eh, oh, a questo punto lo possiamo dire) Hearthstone.

Mamma mia, quanto ci ho giocato, a Hearthstone. È senza alcun dubbio il secondo videogioco a cui ho giocato di più in tutta la mia vita. Il primo è, appunto, World of Warcraft, con cui Hearthstone condivide l’universo narrativo, non dimentichiamolo. Ci ho giocato tantissimo perché è un gioco fatto incredibilmente bene, che è stato in grado di colpire al cuore chi, come me, aveva amato in passato Magic The Gathering, il capostipite dei giochi di carte collezionabili, andando a semplificare alcune meccaniche un po’ pesantucce del capolavoro di Richard Garfield. Niente terre nel mazzo per ottenere mana (che semplicemente aumenta turno dopo turno, nella stessa quantità per ciascuno dei due giocatori), meno carte per mazzo (trenta invece di sessanta), turni semplificati (ciascun giocatore può agire solo nel suo turno, non esistono istantanei né sottofasi) e tanti altri riuscitissimi arrotondamenti.

Il tutto accompagnato da una versione per tablet davvero fantastica. Di sicuro per l’epoca, ma comunque ancora oggi assolutamente giocabile. Dico tablet, più che dispositivi mobile, perché – per quanto Hearthstone sia giocabile anche da telefono – gli schermi un po’ più grandicelli sono la morte sua. Quando penso alle mie prime partite ad Hearthstone su iPad sento ancora l’emozione di chi vedeva realizzarsi una specie di sogno: un gioco di carte che riusciva a prendermi tanto quanto aveva fatto in passato Magic, finalmente giocabile in una modalità interamente digitale, con uno schermo in mano. Che figata, in effetti. Che poi, attenzione, oggi sembra una roba normalissima, ma all’epoca i tablet esistevano da appena quattro anni.

E c’è un’altra roba che oggi può sembrare normalissima, ma che all’epoca era una abbastanza notevole: il fatto di poter giocare a un gioco, con lo stesso account, su più piattaforme, mantenendo i progressi a prescindere dal dispositivo usato. Oggi è davvero una roba normale, abbiamo la cosiddetta cross progression in tanti giochi (Diablo IV, Destiny 2, Baldur’s Gate 3) e il cross play in tanti altri ancora (lo stesso Diablo IV, Street Fighter 6, Tekken 8, svariati Call of Duty eccetera), ma all’epoca queste cose erano tutt’altro che diffuse. Anzi. Hearthstone è stato il primo gioco a portare l’account Blizzard fuori da PC e Mac.

Si fa presto a dire tablet, oggi…

Insomma, ce ne sono di motivi per celebrare questi dieci anni, dai. Almeno per me. Che al momento poi non ci gioco più tanto, a Hearthstone, voglio precisarlo. Ho mollato la presa intorno al 2018-2019, a dirla tutta, dopo quattro-cinque anni clamorosi. Anzi, lancio un attimo il client per controllare una cosa. Ah, ecco, vedi? Intanto anche il gioco stesso festeggia i 10 anni con attività a tema. Ma quello che volevo controllare è questo numero: 5007 vittorie totali in partite classificate. Ahahahahahahah, cinquemila vittorie… Rido, perché significa tipo 10.000 partite giocate, ipotizzando di averne vinte un 50% o giù di lì. Come vi dicevo, però, non ci gioco più tanto. Anche se nel corso del 2023 ho avuto un breve, ma incredibilmente intenso ritorno di fiamma, grazie al quale sono riuscito a raggiungere per la mia prima volta il grado di Leggenda nelle partite classificate (è il massimo grado possibile e non è facile arrivarci perché la classifica viene resettata ogni mese). Ci sono riuscito con un mazzo che tra l’altro mi divertiva anche abbastanza, il Paladino con Aura del Crociato. Ecco, a parlarne vi confesso che mi sta venendo voglia di fare una partitella. Cosa tra l’altro sempre super facile, perché il gioco è di un’accessibilità clamorosa. Sì, ancora oggi, anche per i nuovi giocatori. E anche per chi ritorna dopo tanto tempo: il sistema ti riconosce come vecchio giocatore e ti fa provare gratuitamente un po’ di mazzi nuovi, tipo per una settimana, regalandotene uno per sempre alla fine del periodo di prova. Sì, proprio come fanno i migliori spacciatori, certo.

Comunque, bella storia Hearthstone e bella storia i suoi dieci anni (che per me non erano dieci mai nella vita, il tempo passa troppo velocemente, siamo davvero vecchi eccetera), mi ha fatto piacere, come al solito, parlarne qui su Outcast. E stavolta mi sa che ci risentiamo davvero per i vent’anni di World of Warcraft: mancano pochi mesi. Mamma mia, vent’anni pure di World of Warcraft

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