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Novembre 1979: Macchine sperimentali e asteroidi | Old!

Novembre 1979: Macchine sperimentali e asteroidi | Old!

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

A novembre del 1979, Atari lancia la sua linea di computer a 8 bit, partendo da un chip inizialmente sviluppato per dare vita al successore dell’Atari 2600 ma poi “spostato” sul progetto di un computer con il quale lanciarsi nel mercato ormai bello florido generato dalla santa trinità del 1977 (Apple II, Commodore PET e TRS-80). Nascono quindi Atari 400 e Atari 800, con il primo che prenderà a schiaffi il secondo sul piano delle vendite. In generale, comunque, le due macchine, pur ottenendo i favori della critica e degli acquirenti, faticheranno molto nel competere contro i pesi massimi e subiranno colpi durissimi a causa della guerra combattuta negli anni a base di tagli di prezzo. La nuova linea di computer XL andrà meglio ma, in generale, i computer a 8 bit di Atari non riusciranno mai a sfondare realmente.

Lo stesso mese vede anche il lancio di Microvision, la prima console portatile basata su cartucce intercambiabili. Prodotto da Milton Bradley Company e progettato da Jay Smith, che regalerà poi al mondo il Vectrex, il Microvision godrà di un buon successo iniziale grazie alla formula inedita e accattivante, ma faticherà molto sulla lunga distanza, penalizzato dalla scarsa lineup (solamente dodici giochi in totale), dal mancato supporto delle terze parti e, probabilmente, dallo schermo minuscolo. L’aspetto interessante, comunque è il fatto che il Microvision non conteneva alcun processore ed era sostanzialmente un controller con monitor, mentre ogni cartuccia di gioco includeva il suo processore “personale”. L’altro aspetto (purtroppo) interessante è la natura “deperibile” della console: a causa di alcune scelte di progettazione, sia la macchina che le singole cartucce non si conserveranno bene nel corso dei decenni.

Nel frattempo, Vectorbeam porta in sala giochi Tail Gunner, uno sparatutto vettoriale nel quale si controlla la torretta di coda di un’astronave enorme, provando a respingere gli assalti nemici a cannonate, ma anche appoggiandosi su uno scudo dall’utilizzo limitato. Il gioco verrà successivamente riproposto in un cabinato più grande, con postazione da seduti, e la modifica verrà considerata sufficiente per ribattezzarlo Tail Gunner II.

Ma la vera bomba arcade del novembre 1977 è Asteroids, capolavoro pubblicato da Atari e ideato da Lyle Rains, Ed Logg e Dominic Walsh. Dall’alto dei suoi oltre settantamila cabinati venduti, Asteroids è, assieme a Space Invaders, uno fra i primi, veri, enormi successi di quella che viene definita l’era d’oro delle sale giochi e sfonderà per altro i tre milioni di copie vendute sulle macchine casalinghe di Atari. Babich mi ha promesso un Racconto dall’ospizio sull’argomento, quindi suppongo che ne riparleremo a breve.

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