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Army Corps of Hell: satanicamente Pikmin!

Army Corps of Hell: satanicamente Pikmin!

Sarà per il mio solito inequivocabile gusto per le stronzate, per quel suo carattere così bizzarro ed evidentemente sopra le righe o per chissà quale strana congiunzione astrale, ma devo confessare senza pudore alcuno che Army Corps of Hell non soltanto mi stuzzica sin dal primissimo trailer di annuncio, ma è anche una delle ragioni fondamentali che mi hanno spinto ad acquistare una PSVita al lancio. Sarò malato e/o forse matto, eppure la rozza atipicità della creatura Square-Enix è riuscita ad infiammarmi e ingolosirmi ben più di quanto non siano stati in grado di fare nomi tripla-A del calibro di Uncharted e WipEout. Che siano le prime avvisaglie del virulento morbo che ha infettato il Rumenta Team del buon Shin X? Difficile dirlo, ma sta di fatto che così, senza colpo ferire, oltre 300 euro si sono volatilizzati per permettermi di guidare la blasfemissima riscossa di uno scheletro cornuto che si fa chiamare “il Re degli Inferi”.

Uno che, nonostante sia stato esiliato e detronizzato per oscure ragioni, non soltanto non si è arreso, ma non ha neanche perso il suo sagace senso dell'umorismo. E così, tra una battutina e l'altra (perché la cosa gustosissima è che a dispetto dell'apparente attitudine dura & pura il gioco non si prende nemmeno per un istante sul serio...) ci ritroveremo a condurre un esercito di goblinoidi, in un videogame che ricorda e omaggia con modalità tutte sue l'indimenticabile Pikmin.

Dimenticate ad ogni modo la placida atmosfera da giardino incantato che contraddistingueva la creatura di Miyamoto, e pensate piuttosto ad un irriverente contrappasso nintendoso: nonostante il gameplay dei due titoli sia assolutamente paragonabile (anche se Army Corps of Hell sacrifica l'esplorazione per puntare tutto sull'azione e sui combattimenti “frontali”...), carattere e modalità espressive appaiono diametralmente opposti rispetto ai rassicuranti canoni della casa di Kyoto. Entersphere (piccola software house nipponica fondata da alcuni esuli di Nintendo, nonché per l'appunto sviluppatori di Pikmin) ha infatti osato rompere un tabù, coniugando quel quid tipico della grande N con ultraviolenza, effetti splatter, sangue a fiumi e sonorità a dir poco estreme. E per quanto evidentemente tutt'altro che rifinito (soprattutto in termini tecnici, con un qualità grafica più vicina agli standard di PSP che non a quelli di Vita), il risultato non può non far come minimo sorridere.

Attenzione però a bollare Army Corps of Hell come un titolo monodimensionale ed esclusivamente fondato sulla sua essenza un po' provocatoria: sotto alla cornice fatta di demoni caprini, riff heavy metal e ambientazioni sulfuree si cela un prodotto sorprendentemente giocabile e divertente, lontano dalla vacua banalità che ci si potrebbe attendere concedendogli soltanto una fugace occhiata distratta. Sarà vostra premura assemblare un esercito lungo le ben 40 missioni che compongono la campagna, facendo attenzione a scegliere con cautela le quantità e le qualità delle truppe schierate. Tre le tipologie di unità a disposizione: soldati, uomini - anzi goblin! - contraddistinti da una scarsa manovrabilità ma da buone capacità offensive (in grado di diventare particolarmente efficaci negli attacchi in massa), lancieri, agili sul campo di battaglia e letali come nessun altro negli attacchi a distanza (a patto però di prendere correttamente la mira!) e infine maghi, rapidissimi nei movimenti e dotati di comodi proiettili a ricerca (che richiedono comunque una carica non esattamente istantanea).

Importante sottolineare come ciascun tipo di unità preveda meccaniche d'azione piuttosto diverse ed eterogenee (chi vi scrive ama particolarmente l'indomabile assalto dei lancieri), anche se comune a tutte le truppe è il grande senso di soddisfazione che sanno regalare i sanguinosi combattimenti: la ferocia con cui decine e decine di esserini si lanciano indomiti - e soprattutto senza il minimo rallentamento - addosso a nemici ciclopici è diabolicamente appagante, così come quasi commuovente è assistere alla caduta di poveri goblin fulminati, divorati o arsi vivi. E come dimenticare il godurioso momento che segue la vittoria, quando sguinzaglierete i vostri sgherri a racimolare risorse facendo a pezzi i cadaveri dei nemici caduti? Insomma, se l'intento degli sviluppatori era quello di mettervi nei panni di un potentissimo signore della guerra dell'oltretomba, la missione può dirsi decisamente compiuta.

Nonostante la già citata enfasi sui duelli (di fatto tutte le missioni sono costituite da una successione di stanze più o meno irte di trappole da evitare e di avversari da trucidare, fino all'immancabile boss di fine livello), Army Corps of Hell vanta anche una componente simil RPG, con una quantità davvero elevata di armi e di oggetti per le unità da sbloccare farmando a più non posso. Una formula che non solo aggiunge una piccola dose di strategia (anche se la ricetta complessiva rimane comunque volutamente sbilanciata sull'azione piuttosto che sulla tattica), ma che aumenta in maniera considerevolissima la già notevole longevità e rigiocabilità dell'insieme.

È allora tutto oro quel che tocca il Re degli Inferi? Non esattamente. A prescindere dalla realizzazione tecnica discutibile, Army Corps of Hell pecca infatti in maniera piuttosto evidente di ripetitività: le dinamiche di base ci sono e risultano anche azzeccate, eppure Entersphere non è riuscita a differenziare adeguatamente le varie missioni, finendo di fatto col reiterare per N ore quanto visto nelle prime battute. E, complice anche un level design inesistente, il rischio noia, specie in sessioni troppo prolungate (o magari non avendo un altro titolo da giocare in alternativa) potrebbe farsi sentire.

Frenetico nei ritmi, appagante nell'atmosfera e gustoso in termini ludici, Army Corps of Hell rappresenta a tutti gli effetti una piacevole sorpresa nella line up iniziale di Vita: una di quelle follie tutte nipponiche che con il carattere e la personalità sanno farsi perdonare qualche difettuccio evidentemente legato al fatto di essere produzioni minori. Non è certo un titolo per tutti, ma se il concept vi incuriosisce fatelo vostro: a patto di non avere pretese esorbitanti, il Re degli Inferi difficilmente vi deluderà.

Voto: 7,5

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