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Stranger Things da dietro al cuscino

Stranger Things da dietro al cuscino

Amo l’horror. L’ho sempre amato. Mi piace spaventarmi e mi piace da appassionato di cinema (e televisione) perché amo il fatto che l’horror usa praticamente tutte le tecniche del cinema per uno scopo specifico. In quest’ottica, lo considero quasi la forma più pura di cinema. E poi mi piace il modo in cui riesce a veicolare tematiche molto profonde in maniere molto semplici.

Mia moglie Giovanna non ama l'horror. Non capisce proprio la necessità di farsi spaventare e inquietare volontariamente. E ovviamente è una posizione più che lecita, che oltretutto credo le arrivi un po' dal padre, persona della stessa opinione e che, quando lei era piccina, le somministrava più che altro western. Anche se va detto che lei, comunque, gestisce l'horror meglio del padre. Per esempio, lui non ha mai nemmeno voluto guardare Alien, lei lo adora. Fa però fatica con serial killer e psicopatici (al punto di aver avuto gli incubi a tema Heath Ledger dopo che abbiamo guardato Il cavaliere oscuro) e non è assolutamente in grado di gestire il soprannaturale, i fantasmi, robe su quei binari.

Ovviamente, non c'è problema. Mi guardo gli horror per i fatti miei. Mi spiace spiace non poter condividere qualcosa che amo e che mi diverte tanto, soprattutto poi quando si tratta di film che penso le piacerebbero molto a livello tematico/narrativo (tipo L'uomo invisibile), ma c'è tanta altra roba che facciamo assieme. Va bene così.

Ma.

Quando, anni fa, Stranger Things si è manifestato su Netflix, ho guardato il trailer e ho subito pensato che fosse fatto per noi. Non mi sembrava minimamente spaventoso, non mi rendevo nemmeno conto che potesse esserlo, mi concentravo solo sugli elementi in stile Amblin ed ero certo che lei li avrebbe amati. Le mostro quindi il trailer e lei mi chiede di interromperlo verso metà: "Lo sai che il paranormale mi spaventa". E insomma, ci sono rimasto male, perché mi piace tantissimo guardare le cose e godermele assieme a lei, ma che vuoi fare? Ho messo Stranger Things nella scatola "cose che mi guardo da solo quando sono sveglio tardi la notte" e finita lì.

Ma.

Un paio di anni dopo, dopo aver guardato la terza stagione, ho deciso che (1) Giovanna era in grado di guardarlo senza farsi venire un attacco di cuore e (2) le sarebbe piaciuto un sacco. E quindi l'ho proposto: "Dai, proviamoci. È davvero bello, penso ti piacerebbe molto e francamente la parte paranormale/spiritica (con le luci in casa che danno di matto) è un mezzo depistaggio, alla fine è tutta una faccenda di mostri da un'altra dimensione, non è troppo diverso da Alien". Insomma, ci abbiamo provato. Riusciva a guardarlo. Le piaceva tantissimo. Ce lo siamo sparato a maratona, con lei che "Vai, vai, schiaccia, un'altra puntata". Mi ha fatto "riavvolgere" per riguardare la scena delle due auto nell'ultima puntata della terza stagione perché l'aveva esaltata troppo. Ci siamo divertiti un sacco, è stato proprio bello.

Passano tre anni, arriva la quarta stagione. Dopo una pausa così lunga, siamo meno gasati, è normale. Ma entriamo nell'ordine di idee di guardarla e, va detto, è bello che per la prima volta scopriremo una stagione di Stranger Things assieme. Ho letto sui social che è "più horror", quindi sono un po' preoccupato, ma guardo il trailer e il cattivo mi sembra semplicemente un altro mostro ridicolo di gomma, quindi sono fiducioso.

Venerdì sera guardiamo la prima puntata ed è la solita avventurona stile Amblin, ma poi arrivano gli ultimi dieci minuti e scatta la parte effettivamente "più horror". Giovanna è un po' infastidita. Non è sicura di voler andare avanti. Il giorno dopo ha digerito la cosa e le è tornata la voglia. Nostra figlia si addormenta presto e addirittura l'idea è di guardare due puntate, anche se sono lunghe. Peccato che alla fine della seconda puntata si ritrovi molto turbata, agitata. "Non voglio più guardarlo". E OK, va bene, non è certamente una cosa su cui ci sia molto da discutere, ma sono curioso e le chiedo cosa l'abbia messa così tanto a disagio. Le dico anche che per me Alien è più spaventoso e lei guarda Alien senza problemi. Beh, è talmente a disagio che non vuole nemmeno parlarne e a momenti litighiamo. Ne riparliamo poi, quando ha digerito la cosa, e ovviamente alla fine è una questione di tematiche e di "come" viene messo in scena l'elemento horror. Dice che vuole smettere di guardarlo perché non vuole sentirsi in quella maniera e, insomma, OK, però ci siamo rimasti entrambi male. Probabilmente più io di lei, ma comunque questo fatto ha rovinato quella che doveva essere una cosa divertente che facciamo assieme e una serata che aspettavamo.

Ora. Come detto, amo l'horror. Questo genere di cose non mi spaventa proprio. Mi sembra una specie di Hellraiser/Nightmare per ragazzini. Ma allo stesso tempo, certo, vedo gli elementi che lo differenziano dalle stagioni precedenti e lo rendono più inquietante. Per gran parte del tempo è il solito Stranger Things, l'avventurona divertente e moderatamente paurosa per ragazzi, con un po' di dramma, un po' di malinconia adolescenziale e qualche momento lugubre, ma la differenza grossa sta in come tratta le parti spaventose. È come se fossero scorporate dal resto: non c'è mezza risata, costruisce la tensione accumulando piccoli jump scare moderati e giocando su senso di colpa, rimorso, rimpianto, sottolineando il tutto con cliché horror (visioni del passato, dolore, sofferenza, gente morta che ti parla, immaginario da casa infestata ecc...) e morti un po' più brutali che nelle prime tre stagioni. Certo, si può ritenere che il body horror del terzo anno fosse anche peggio, ma era davvero pacchiano, sopra le righe, mentre nella stagione 4 ci sono subito, pronti via, due morti (contestualmente) violente, in primo piano, scioccanti. È c'è anche una sensazione generale di maggior contatto con la realtà, perché il "mostro di gomma da un'altra dimensione" è meno sbattuto in faccia. In un certo senso, si torna al tono più cupo e serioso della prima stagione rispetto a quello delle due successive, ma spingendo anche più forte sui toni horror.

E insomma, sabato sera, rimasto in piedi da solo, mi guardo altre due puntate, perché mi sta davvero piacendo e voglio proseguire ma anche per andare in avanscoperta. Magari le prime due puntate sono più toste perché vogliono creare una sensazione di pericolo, alzare la posta, ma poi migliora. E no, non migliora particolarmente. La terza puntata, in realtà, è abbastanza innocua, mi tranquillizza, ma nella quarta c'è una versione compressa in dieci minuti di un Amytiville a caso. E sono abbastanza sicuro che mia moglie non ce la potrebbe fare. Insomma, dobbiamo arrenderci.

Ora, questa svolta mi sembra interessante e posso immaginare e/o capire perché intraprenderla.

Magari stanno tentando la mossa Harry Potter/MCU, quella di far crescere la serie assieme al suo pubblico più giovane. Mi immagino ragazzini interessarsi a roba horror/spaventosa dopo essersi goduti le prime stagioni della serie e, sei anni dopo, essere pronti a qualcosa di più forte. Anche perché, francamente, se nel frattempo si sono appassionati all'horror, hanno probabilmente già guardato cose ben peggiori.

Inoltre, penso che la questione dell'alzare la posta sia importante. Dopo tre stagioni in cui prima hanno affrontato un mostro, poi più mostri, poi un mostro più grosso in preda a furia omicida, ha senso cambiare direzione e puntare su "più spaventoso" invece che su "più grosso". Inoltre, se costruisci la minaccia in quella maniera nelle prime puntate, quando arriva il momento inevitabile in cui ad essere bersagliato è uno dei protagonisti, il pericolo si fa più palpabile. A maggior ragione se il tipo di minaccia ha un feeling diverso da quello delle stagioni precedenti.

E in un certo senso mi sembra anche una mossa coraggiosa. Posso sbagliarmi ma credo che ci sia parecchia gente come mia moglie, che apprezza Stranger Things e non ha problemi con il tono che aveva ma non ce la fa con la quarta stagione. Di sicuro, mi vengono in mente dei nostri amici che lo seguono e da cui mi aspetterei una reazione simile. Di contro, certo, l'horror è un genere molto popolare, quindi magari alla fine la mossa non è poi così rischiosa, ma sono abbastanza certo che le persone a cui non piace/interessa Stranger Things perché non fa abbastanza paura non cambierebbero idea se dicessi loro che la stagione 4 è Hellraiser per ragazzini. Magari mi sbaglio, eh, ma sarei curioso di vedere se questa cosa genererà una qualche forma di risposta negativa o se addirittura perderanno pubblico (anche se ovviamente sarà difficile saperlo con certezza, senza contare che ci possono mille altri motivi per un eventuale calo di pubblico, a cominciare dalla pausa di tre anni).

Ah, comunque, arrivato nel frattempo a sei puntate, ma soprattutto dopo il climax della quarta, mi sembra una stagione davvero buona. Come tanti, temevo che la durata maggiore delle puntate sarebbe stata esagerata ma in realtà trovo che solo la prima sarebbe stata da asciugare un po' e le successive mi hanno coinvolto e divertito tantissimo, al punto che in un paio di casi mi sono dovuto sforzare di andare a letto a orari ormai per me ingesitibili nonostante il desiderio di proseguire fosse forte. Le puntate di The Book of Boba-Fett durano la metà e pesano il triplo. E insomma, alla luce di questo e del fatto che nei suoi momenti migliori fa tutte le cose che abbiamo sempre amato di Stranger Things, dato che guardare quei momenti senza Giovanna mi spiaceva proprio ed ero certo che li avrebbe amati, ho deciso di fare un altro tentativo. Ho proseguito con la mia avanscoperta e, in parallelo, ho riguardato le puntate con lei. Così, ogni volta che so che sta arrivando una scena che ritengo non sia in grado di gestire, la avviso. Nei casi peggiori, posso andare di fast forward e spiegarle eventuali dettagli di trama rilevanti. La terza puntata è andata via abbastanza liscia e la quarta è stata uno spacco: qualche momento "Copriti gli occhi", abbiamo saltato il flashback a tema Englund, le ho dato la singola informazione rilevante che ne viene fuori e siamo arrivati in fondo. Sul bellissimo climax, tremava dalla tensione, strizzava il cuscino, era fuori di testa. Ha adorato la puntata. Mi ha subito chiesto se avevo già fatto avanscoperta sulla quinta, per il giorno dopo. E quando l'abbiamo guardata, era adorabile: lungo tutta la parte ambientata nella casa, se ne stava lì col cuscino stretto fra le mani a usarlo per coprirsi gli occhi ma ogni volta che i personaggi iniziavano a parlare sbirciava da sopra, perché non voleva perdersi i bei momenti di interazione fra di loro. È divertentissimo, molto più di quanto mi aspettassi.

Ora, questa roba che ho scritto qua sopra è un riarrangiamento di una serie di commenti che ho infilato nel gruppo su Facebook del podcast The Watch. Perché mi sono fatto lo sbattimento di tradurre e riscrivere tutto qua dentro? Beh, intanto perché mi sembrava una cosa carina da raccontare e poi perché questa faccenda sta al centro dei miei pensieri da qualche giorno ed è ormai tradizione che il mese su Outcast si apra con io che sproloquio su quello che sta al centro dei miei pensieri nei giorni immediatamente precedenti. È una faccenda che mi ha ricordato quanto possa essere bello avere una passione da condividere con le persone a cui vuoi bene (e qui ci infilerei quanto mi sto divertendo a giocare a Yoshi's Woolly World in co-op con mia figlia) e quanto possa valere la pena di affrontare qualche sbattimento per riuscirci, magari anche finendo per rendere lo sbattimento stesso divertente e parte dell'esperienza (e qui ci infilerei che rottura di scatole è dover ritirare fuori il Wii U per poter giocare a una roba che su Switch non è mai arrivata). E poi, in una qualche misura, mi fa anche tornare in mente le questioni di cui parlavo un mese fa e il solco netto che separa i videogiochi dai film e dalle serie TV. Perché sì, una serie TV la puoi guardare in modi e con approcci personali, ma non ti offre il grado di interpretabilità che puoi trovare in un videogioco e, quindi, nel momento in cui chi la produce decide di variare anche solo lievemente il target, il rischio di respingere con forza chi fino all'altro ieri ti veniva dietro è forte. E non dico che non possa accadere anche coi videogiochi, figuriamoci, ma i margini concessi dalla variabilità d’interazione sono decisamente più ampi. Questa piccola esperienza personale me l'ha sottolineato davvero con forza (e, volendo, il modo in cui mia figlia adora i giochi Nintendo ma odia quando diventano troppo frenetici è accostabile). Sono questioni che da spettatori/consumatori ci poniamo spesso in maniera limitata, non andando molto oltre il lamentarci se un'opera non è pensata espressamente per noi e/o il criticare la mancanza di coraggio quando ci rendiamo conto che cerca di abbracciare tutti i quadranti possibili e immaginabili. Ma non è facile. Proprio per niente.

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