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Saints Row: The Third sembrava un film di Michael Bay | Racconti dall'ospizio

Saints Row: The Third sembrava un film di Michael Bay | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Com’è ormai noto a tutti, Grand Theft Auto è stato il termine di paragone per qualunque casa di sviluppo abbia voluto cimentarsi nella creazione di un valido concorrente. Nel mare magnum di sandbox a tema criminale, la saga di Saints Row ha saputo ritagliarsi il suo spazio, offrendo un gioco basato prevalentemente sul divertimento puro, infarcito di follia e nonsense totale.

Dopo due capitoli di discreto successo, nel 2011 Volition pubblicò Saints Row: The Third, gioco che, nelle intenzioni, doveva tracciare un solco ancora più netto e diversificarsi ulteriormente dalla saga Rockstar, che con il quarto capitolo uscito qualche anno prima aveva intrapreso una strada più seria e intimista.

Questo terzo episodio vedeva la banda criminale dei Third Street Saints intraprendere una lunga e sanguinosa guerra con i rivali Syndicate per il dominio della città di Steelport. La trama, com’è facilmente intuibile, è solo un pretesto per dare il via alle danze, con missioni principali il cui tratto distintivo è, beh, una pioggia di proiettili, esplosioni e caos senza fine.

Poi, come sopra accennato, i pochi freni morali presenti nei primi due capitoli, sono stati abbandonati in favore di situazioni ricche di eccessi e totalmente fuori di testa, come una missione ambientata in un club sadomaso o un’altra che ci vedeva impegnati in un vero e proprio incontro di wrestling. Non mancano poi numerose attività collaterali per allungare il brodo, come quelle da protettore o ladro d’auto, sempre e comunque sopra le righe. Alcune armi a disposizione si commentavano da sole, come The Penetrator, un ehm, enorme dildo viola da utilizzare come oggetto contundente.

Giocai a Saints Row: The Third a poco più di un anno dall’uscita, a prezzo di saldo, incuriosito soprattutto dalla sua vena demenziale. Devo dire che all’epoca non mi convinse granché, più che altro per via dell’enorme caciara e confusione che si veniva a creare durante le missioni, e di alcune scelte che non ho per nulla apprezzato, come l’assenza di coperture durante le frequentissime sparatorie, tant’è che non ho recuperato nessun’altro capitolo della saga.

Saints Row ha avuto successivamente un quarto capitolo, con una virata decisa verso la fantascienza (una fantascienza sempre demenziale, ovviamente), rimasto comunque un titolo di nicchia, anche per via di quel Grand Theft Auto V, uscito qualche mese dopo, che ha spazzato via le ambizioni di qualunque open world di stampo criminale.

Saints Row: The Third compie questo mese dieci anni, e lo scorso anno ne è stata pubblicata la versione rimasterizzata comprensiva di tutti i DLC.

Staremo a vedere se il reboot, in uscita il prossimo febbraio, sarà capace di riportare in auge la saga, in attesa di Grand Theft Auto VI che tarda ad essere annunciato.

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