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Remothered: Tormented Fathers - I tormenti di un padre qualsiasi

Remothered: Tormented Fathers - I tormenti di un padre qualsiasi

Remothered: Tormented Fathers è il primo capitolo di una trilogia che nasce praticamente sui banchi di scuola, come ama ricordare il game director Chris Darril nella sua pagina online. Una lettera d’amore per i survival horror della serie Clock Tower che, nonostante le lusinghe di publisher esterni (100.000 €, ma sei matto, a rifiutare?!), l’autore catanese decide di sviluppare in proprio, con un team di valenti collaboratori.

Il gioco esce a inizio 2018 su PC, per approdare nell’estate dello stesso anno su PlayStation 4 e Xbox One, ricevendo un’accoglienza decisamente positiva, soprattutto in Italia, dove fa incetta di premi. Certo, le recensioni sembrano il riadattamento della press release del sito ufficiale di Darril Arts, ma non è la sede per portare avanti sterili polemiche. La mia è solo invidia. Perché mi toglie la possibilità di rifare copia e incolla qui… Quindi, per capire velocemente di cosa parla il gioco, ve lo andate a leggere a questo link.

A scanso di equivoci, qui lo giuro, sono partito senza pregiudizi, anzi, sono rimasto decisamente impressionato da come un’opera indipendente sia stata accolta con tanto affetto. Ragazzi, ci vuole un sacco di coraggio, per fare videogiochi. Bravi quindi Darril Arts e Stormind Games per avercela fatta! Avere un gioco, magari anche brutto, sul mercato è comunque molto meglio di qualsiasi idea strepitosa che rimane chiusa in un cassetto.

Quando il filmato introduttivo parte su Switch sono davvero emozionato, lo ammetto: il livello qualitativo della resa grafica mi sembra elevato, nonostante le animazioni siano un po’ legnose. Non ho capito chi sia la vecchia che appare di schiena e non le presto attenzione. Solo, non capisco perché parli in inglese, visto che il gioco si svolge in Italia. Poi compare una donna più giovane, che si accende una sigaretta su un Ducato. Forse è la vecchia di prima, ma non mi sembra possibile, visto che la scena iniziale è tipo ambientata nell’800. Forse. O forse no. Comunque la giovane ricorda Jodie Foster ne Il silenzio degli innocenti, ma in versione maestra zitella con i vestiti di nonna. Quindi, accostare l’opera di Demme con Remothered solo per questo motivo è leggermente arrogante.

Poi il gioco comincia, e va be’… Scopro che il filmato introduttivo non è l’engine di gioco. E, davvero, ce la metto tutta, ma proprio tutta, ma non ce la faccio a proseguire oltre per assistere a come questo orrore andrà a finire.

Semplicemente Remothered: Tormented Fathers è un titolo a cui NON potete giocare su Switch. Prima di tutto non viene sfruttata alcuna peculiarità del formato. Poco male, direte voi, tanto il rumble HD è comunque destinato a sparire, ma, considerata la natura “punta e clicca” (no, non è un punta e clicca, ma avrebbe potuto benissimo esserlo) non sarebbe stato male usare lo schermo per interagire. Il problema, infatti, è che i controlli non sono precisissimi, a volte sembrano proprio andare per i fatti loro – La protagonista continua a correre, possibile che mio figlio abbia di nuovo rotto il joycon destro?! l’ho comprato un mese fa… - altre volte, invece, si è impediti a procedere da un sistema di collisione approssimativo. Per non parlare delle animazioni, che spesso non sono in sincrono con il sound design, con la tizia che continua ad ansimare anche quando resta immobile. Possibile che nessuno se ne sia accorto?! Stiamo comunque parlando della prima mezz’ora di gioco!

Graficamente sarebbe stato ottimo, se solo fosse uscito parecchi anni fa. Il mood, purtroppo, è quello: piatto e indistinto con texture slavate che ricordano l’alba dei giochi 3D e l’assenza di ombre proiettate. Ma dai, posso ancora farcela, forse riesco a soprassedere. No, non ce la faccio: il font con cui tutto è scritto è praticamente illeggibile sullo schermo portatile, rendendo la fase di approfondimento dello scenario frustrante anche per chi ancora non soffre di presbiopia. Il vero problema è che tutti questi compromessi mettono ancora più in risalto i limiti di una produzione “vorrei ma non posso”. Un vero peccato.

Continuare a infierire sarebbe forse divertente ma sicuramente ingiusto. Mi permetto una citazione:

Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il loro lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere, e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale.
— Anton Ego - Ratatouille

Ne sono consapevole e mi trovo più che d’accordo, ma ciò non toglie che la versione Switch di Remothered sia imbarazzante. Non potendo fare un confronto diretto con le altre edizioni, se non tramite video, è anche inutile approfondire le meccaniche di gioco. Questa è la versione che mi è stato chiesto di recensire e, a malincuore, devo consigliare di appassionati della grande N di guardare altrove.

Come spesso giustamente accade, siamo pronti a difendere a spada tratta i compatrioti che decidono di dedicarsi alla difficile arte della creazione di un videogioco e dobbiamo essere ancora più orgogliosi quando uno studio indipendente ci riesce. Ma una delle prime regole del game development riguarda lo “scopo”. Con trenta persone, semplicemente, non puoi permetterti di sviluppare un gioco AAA multipiattaforma.

Quindi, non so se Remothered su altri formati sia bello come dicono, ma su Switch è da evitare.

Ho ricevuto un codice di download da chi cura le PR del gioco e ho dovuto liberare circa 3,5GB sulla console per fare spazio all’installazione. Ho giocato per un paio d’ore (testando con Joy-Con e controller pro), prima di riporre la console per scrivere questa recensione.

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