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Old! #70 – Luglio 1984

Old! #70 – Luglio 1984

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Domenica 1 luglio 1984 è il giorno in cui nasce Atari Corporation. Certo, Atari, come marchio, esiste ben da prima, per la precisione dal 1972, ma nel 1984, a seguito del famoso crash verificatosi nel 1983, Warner Communications decide di vendere la divisione computer e videogiochi di Atari. Ad operare l'acquisto è la Tramel Technology di Jack Tramiel, che a inizio anno ha dato le dimissioni dal suo ruolo in una certa qual azienda che forse conoscete: la Commodore. Trent'anni prima, infatti, Tramiel aveva messo assieme il Commodore Portable Typewriter e successivamente aveva fondato la Commodore Business Machines in quel di Toronto. Ma non divaghiamo.

Fuggito dalla sua azienda sbattendo brutalmente la porta, Tramiel ha evidentemente voglia di rifarsi nel settore che ha fatto la sua fortuna e decide quindi di investire nel marchio Atari, che rimetterà in piedi dopo il crash e a cui – affiancato nella gestione dal figlio Sam – restituirà forse l'ultimo periodo di gloria (a meno che si voglia considerare gloriosa la mutazione di Infogrames in Atari avvenuta nello scorso decennio). La rinnovata Atari Corporation rimarrà in attività fino al 1996, guerreggiando su diversi fronti tra alti e bassi. L'elenco delle macchine messe in vendita in quegli anni vede progetti ambiziosi, ma forse non dei più riusciti, come l'Atari Lynx, l'Atari Jaguar e l'Atari 7800, ma soprattutto l'Atari ST, forse unica macchina davvero di successo dell'azienda in quegli anni, nonché occasione quasi poetica per Tramiel di combattere a viso aperto contro la "sua" Commodore, che in quel periodo conquista il mercato europeo con l'Amiga. Nel 1996, sfiancata dai fallimenti di Lynx e Jaguar, la famiglia Tramiel si tira fuori da Atari e due anni dopo il marchio viene venduto a Hasbro, per meno di un quinto dei soldi che vent'anni prima erano finiti nelle casse di Warner Communications. Finisce sempre così.

Un paio di settimane fa ho chiacchierato del Sabre Wulf uscito nel 2004 per celebrare il ventennale della serie e giustamente oggi tocca al gioco originale, arrivato nei negozi a luglio del 1984 per mano della Ultimate Play the Game dei fratelli Stamper, che qualche anno dopo fonderanno Rare. Nato sui tastini di gomma dello ZX Spectrum, Sabre Wulf è un classico arcade adventure anni Ottanta, che racconta di un esploratore caduto in un crepaccio e ritrovatosi costretto ad affrontare le creature che vivono in quel luogo fantastico per riuscire a sfangarla. Sabreman è il nome del personaggio, che si aggira in un labirinto lussureggiante composto da 256 schermate e deve recuperare i quattro pezzi di un amuleto perduto.

I nemici da affrontare spaziano fra animali di un po' tutti i tipi e, ovviamente, una buona dose di indigeni, senza contare che c'è il classico avversario invincibile che, in stile Bubble Bobble, appare se ci si attarda troppo nella stessa schermata. E poi c'è il Wulf del titolo, bestiaccia immortale che è meglio evitare con cura. Sabre Wulf è solo il primo episodio di una serie che vede altre tre uscite nel giro di un paio d'anni (Underwurlde, Knight Lore e Pentagram), oltre a un quinto capitolo, Mire Mare, messo in produzione ma mai pubblicato. Se si esclude il reboot del 2004, il gioco rimane abbandonato a se stesso, ma il protagonista ha fatto le sue apparizioni qua e là, anche di recente nel rilancio di Killer Instinct.

Chiudiamo con un gioco che viene identificato come uno dei primi action RPG della storia: The Tower of Druaga, distribuito da Namco nelle sale giochi il 20 luglio 1984, su un hardware che accoppia la scheda Namco Super Pac-Man con il sistema di visualizzazione utilizzato l'anno precedente per Mappy. Nel gioco si controlla tale Gilgamesh, impegnato a tentare di salvare la bella di turno dal demone Druaga, che si trova ovviamente in cima a una torre alta sessanta piani. Ogni singolo piano è un labirinto pieno di mostri da far fuori usando spada, scudo e attacchi magici, oltre che occupandosi di porte, chiavi e segreti assortiti. Insomma, tutto quel che ci abitueremo poi ad attenderci dal genere, ma in un momento storico in cui il genere a malapena esiste.

Il gioco riscuote subito un buon successo, nonostante le prime versioni messe in circolazione contengano un bug che rende impossibile il completamento dell'ultimo livello (non che all'epoca cose del genere siano rare), e ne nasce ovviamente una serie, che vanta altri tre capitoli ufficiali, qualche spin-off, una serie a cartoni animati e omaggi sparsi in praticamente qualsiasi cosa sia stata pubblicata da Namco da allora a oggi. Il capitolo originale, per altro, viene negli anni convertito su circa tutti i sistemi del pianeta, fino ad arrivare anche su piattaforme recenti come Wii, Xbox 360 e iOS. Giusto così.

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