Outcazzari

Octodad: Dadliest Catch e il control system (stra)fatto gameplay

I polpi, si sa, sono famosi per la loro intelligente capacità di camuffarsi, mimetizzandosi con l’ambiente circostante. Parimenti, Octodad: Dadliest Catch traveste intelligentemente il suo tentacolare sistema di controllo da gameplay videoludico a tutto tondo. Nel passaggio da geniale e gratuito progetto universitario a vero e proprio videogioco indie, però, si è persa la freschezza di un’idea da gustare appena pescata. Che ahimé s’indurisce, acquistando solo una stiracchiata longevità a pagamento, ma senza fondamento. http://youtu.be/AJKtJG7bDME

Le fondamenta su cui su regge l’Octodad del 2014, quello commerciale per PS4 oltre che per PC, sono infatti molli e tremebonde come la gelatinosa consistenza di meccaniche di gioco destinate, alla lunga, a squagliarsi come polpo al sole. Dadliest Catch è costruito tutto in funzione del suo, a dir poco peculiare, sistema di controllo. È il suo becco, l’unico elemento duro e puro del suo corpo invertebrato, e lo utilizza per colpire subito il giocatore, sperabilmente al cuore. Papà polpo, che cerca di mimetizzarsi tra le umane genti, compresa la sua adorabile famigliola, non ha in verità otto tentacoli, ma solo quattro. Che bastano e avanzano comunque a generare un gran casotto, in termini di controllo nudo e crudo.

E qui sta il bello, e il brutto: le levette analogiche controllano i movimenti dei tentacolari arti, non esattamente a loro agio con la greve gravità e la pesantezza della fisica terrena, e non marina. Due “braccia”, grazie alle quali toccare, prendere, spostare e lanciare oggetti mediante opportuna apertura/chiusura prensile delle integrate ventose con un tocco del tasto X. Due “gambe”, per provare a camminare con falcate alla Pippo Baudo alternando la pressione dei relativi grilletti dorsali combinata ad adeguato orientamento delle levette analogiche.

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Più difficile da spiegare che da fare? No, per una volta, proprio no. Ci si mette un bel po’ per imparare a (s)coordinare gambe e braccia, levette frontali e pulsanti dorsali, solo per far muovere il nostro Octodad nella direzione voluta, sempre e comunque con inevitabili inciampi e insopportabili incastri. Troppi arti e parti molli che si agitano senza arte né parte per la decina di locazioni tridimensionali che compongono il gioco, provando a portare faticosamente a termine semplicissimi compiti quotidiani che a una persona normale risultano praticamente automatici.

La dura tenacia con la quale il nostro molle mollusco si dà da fare è peraltro ammirevole, quasi commovente, così come la volontà degli sviluppatori di toccare temi profondi a fronte di un look tecnico-artistico tanto leggero e superficiale. La difficoltà d’integrarsi in una società sempre pronta a scrutare, a condannare e a espellere (dal gioco, in questo caso) il maldestro “diverso” che si fa notare è perfettamente rispecchiata dalla frustrazione totale che il coraggioso giocatore e il suo gelatinoso alter ego devono sopportare e, possibilmente, superare per far finta di avere una vita normale. Ma se anche solo bere una tazza di caffé richiede una precisione da manuale, figuriamoci fare la spesa, infilare un anello al dito, cucinare qualcosa o correre a perdifiato. E un bel gioco dura poco, specialmente quando il confine tra sfida e frustrazione è così sottile.

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Le tre orette necessarie a portare a termine Octodad: Dadliest Catch sono fin troppe per i giocatori privi di una gran pazienza. È un peccato che l’ottima idea iniziale non sia supportata da un level design di pari qualità lungo tutto il gioco. L’imprecisione connaturata nel particolarissimo sistema di controllo dell’originale protagonista avrebbe forse trovato la sua naturale consacrazione più nell’esaltazione delle buffe dinamiche di movimento invertebrato che nella ricerca ossessiva di una precisione e un tempismo che ne costituiscono proprio le irraggiungibili nemesi.

E poi, se ti accorgi che una sola idea, per quanto buona, non può reggere da sola un gioco “vero” venduto a 10/15 euro su SEN/Steam… be’, magari fai come il polpo, che ha tre cuori, e inventati altre due “core mechanics” che aiutino a variare un po’ il gameplay! Tipo: il polpo mica cambia colore per mimetizzarsi per bene? Ecco, così lo stealth funzionerebbe anche meglio, e per giunta in un gioco ancor più colorato. Oppure: e il tipico getto d’inchiostro per confondere i nemici? Chissà se una dinamica del genere non avrebbe aggiunto qualcosa anche senza richiedere la precisione di un FPS, ma al massimo quella di un coloratissimo Splatoon

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E invece, non essendo Octodad: Day of the Tentacle nemmeno per la qualità dei suoi semplici emigmi dinamici, Dadliest Catch riesce giusto a intrattenere con gusto per il poco tempo necessario a toccare con mano – anzi, tentacolo – i limiti del suo sistema di controllo (stra)fatto gameplay. Idem con patate per il polpo ubriaco suo protagonista: simpatico per un po’, prima di diventare molesto.

Ho ricevuto un codice per scaricare la versione PS4 di Octodad: Dadliest Catch direttamente dal SEN. Ho completato il gioco in circa tre ore conquistando una decina di Trofei sui venti previsti.

Voto: 5,5
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