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Martha is Dead e le scelte di sangue

Martha is Dead e le scelte di sangue

A volte, scrivere di un videogioco non è facilissimo, specialmente quando quella che ti viene chiesta non è una recensione ma un pensiero più intimo, più personale.

E su Martha is Dead non è proprio l’incarico più semplice da svolgere, perché non è un gioco per il quale puoi metterti a parlare di una cosa tecnica e sfangarla. O meglio, puoi, dato che graficamente è fighissimo, ma sarebbe la soluzione facile. E la soluzione facile mi deprime.

Non starò a offendere chi legge cercando di parlare di cosa sia Martha is Dead. Chi viene qui su Outcast a leggere un articolo non lo fa per avere l’anteprima al primo secondo con il votino finale per sapere se ha speso bene i soldi. No. Immagino cerchi un punto di vista particolare. Non dico un buon punto di vista, o un punto di vista condivisibile o buono. Probabilmente il mio sarà un punto di vista del cavolo ma ehi, è il mio.

C’è un punto preciso del gioco che mi ha fatto sorridere. È un gioco crudo, brutale in certe scene che mostra, tanto che capisco benissimo perché Sony abbia preteso le censure per la pubblicazione. A un certo punto non è più splatter o violenza ma diventa pornografia della violenza. Non che ci sia niente di male, come non c’è niente di male nella pornografia e basta, se si è onesti nel trattarla, ma è giusto chiamare le cose col suo nome.

Tagliare la faccia a un cadavere con i dettagli dell’Unreal Engine è pornografia della violenza, e sono pronto a sostenere una discussione a riguardo con chiunque voglia sostenere il contrario. Ha fatto pure il suo lavoro, mi ha fatto fare una smorfia, mi ha fatto anche contemplare l’idea di distogliere lo sguardo dallo schermo, perché certe cose, oltre un certo punto, non è che mi interessi particolarmente vederle. Poi le ho viste, perché dai, siamo onesti, quando ci sono certi spettacoli, c’è sempre la vocina che dice “dai che ti piace guardare queste cose. Dai una sbirciata, una sola”. E poi guardi tutto a bocca semiaperta prendendo appunti.

Gran gioco. Gran scena. In realtà neanche era gratuita: l’intera scena dello sfacciamento ha un senso semifilosofico all’interno della trama. Ci sta.

Poi, qualche scena dopo, la protagonista si sveglia, e vedo il letto sporco di sangue. Dato che mi aspetto che una ragazza che sa di avere certe cose sia preparata e non vada a letto incurante di poter svegliarsi nella scena del sangue di Carrie, ho pensato “ah, figo, il menarca come in Bioshock Infinite”. No, a quanto pare le aveva già avute. Ad ogni modo… si alza dal letto, dicevo, e ha le mutandine pulite. E quando va a cambiarsi non si vede nulla. E qui la cosa mi ha lasciato… perplesso. È palese che chi ha programmato quel gioco avesse le capacità tecniche per mostrare qualsiasi cosa potesse voler mostrare, eppure è stato scelto di tracciare una linea di confine. Un corpo femminile nudo sporco di sangue no. Una faccia tagliata e strappata via con dovizia di particolari si (e si vede pure di peggio, volendo, nel resto del gioco). Questo mi fa pensare a tante cose, una delle quali è l’ipocrisia della censura. La faccia strappata si, un pube insanguinato no. Un feto che cammina in un cadavere infestato dai vermi si, un paio di mutandine sporche di sangue no.

Il fatto che ci siano degli italiani dietro mi porta istintivamente a farmi chiedere quanto c’entrino fattori culturali, perché mostrare una faccia strappata fa parlare e genera buzz, mentre far vedere una donna nuda attira le ire del MOIGE o di chissà quale gruppo di perbenisti dalla morale distorta che pensano di poter decidere cosa si possa mostrare e cosa no.

Oh, comunque, il gioco è bello, merita. Ma c’era questa riflessione che mi è proprio nata istintivamente, nel vedere il contrasto tra come sono state trattate quelle due scene.

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