Outcazzari

Il 13° guerriero: mille anni del mio selvaggio Nord

Il 13° guerriero: mille anni del mio selvaggio Nord

Di incontri e scontri tra civiltà apparentemente lontanissime animate da spiriti che ad un primo sguardo sembrano discordanti la narrativa è piena da sempre, e lo stesso vale per il cinema.

Del resto, ci sono poche cose che fanno paura come arrivare ad un livello evolutivo tale da perdere la fame, la rabbia, l’occhio della tigre e vedere il posto che hai occupato fino a un secondo prima venirti soffiato da sotto al sedere perché ti sei imborghesito. È una delle storie più vecchie del mondo, dalla caduta dell’impero romano d’occidente a Rocky III. L’esito non è scontato, e offre un ventaglio di possibilità esplorabili di volta in volta, abbastanza flessibile da adattarsi a qualunque necessità narrativa riuscendo spesso anche a divertire.

Questo è quello che racconta anche Il 13° guerriero, pellicola del 1999 diretto da John McTiernan (regista di roba trascurabile come Predator e Die hard giusto per citarne due) basato sul romanzo I mangiatori di morte di Michael Crichton (che forse ricorderete per Jurassic Park).

La storia narra delle vicissitudini di un poeta arabo, Ahmed ibn Fahdlan, che nel 922 esiliato da Bagdad per una storiaccia di donne incappa in una banda di guerrieri Normanni durante il funerale del loro precedente capo.

Caso vuole che, durante lo svolgimento del funerale, a successione in corso, si presenti al campo un giovane messaggero con una richiesta di soccorso: un regno alleato al nord è soggetto alle incursioni di un terrore antico e senza nome che cala dalle montagne con la bruma e al suo passaggio lascia pile di cadaveri decapitati.

Una richiesta simile non può cadere nel silenzio cosicchè, attraverso il rito di una veggente cieca, interrogando le ossa dei defunti, vengono designati 13 guerrieri, tra cui il nuovo capo Buliwyf e il poeta Ahmed.

Sì, Banderas interpreta un arabo. Ma come? Uno spagnolo interpreta un arabo? Grazie per la domanda. Gli Arabi invasero la Spagna del VIII secolo e il Califfato di Cordova dominò gran parte della Spagna fino al 1039, anno più, anno meno.

Il viaggio che al poeta appare come una condanna, essendo lasciato in mezzo ai barbari di cui a stento capisce la lingua, diventa in realtà un percorso di avvicinamento tra due culture apparentemente diverse che trovano nel cameratismo e nei più alti valori di onore e lealtà alla causa sposata un punto d’incontro nonostante i costumi all’apparenza rozzi dei guerrieri normanni e i superficiali giudizi sull’inettitudine guerriera dell’arabo, culminando con un saldo legame di fratellanza e affetto per quei bruti in fin dei conti non privi di inaspettata nobiltà.

La storia è molto semplice, ha il sapore e la struttura tipica delle leggende, e infatti Crichton scrisse il suo Mangiatori di morte dopo che un amico lo sfidò a rendere interessante per il pubblico attuale (era il ’76) il mito di Beowulf, il più antico poema epico inglese che ha plasmato il motivo della lotta tra eroe e mostro.

Il mostro, nel caso specifico, un serpente di fuoco formato dalla cavalleria dei feroci barbari Wendol; in un impeto di pseudoscienza Crichton nel romanzo rivelerà essere una tribù superstite di uomini di Neanderthal (!!!).

E su questa rivelazione spoilerosa ci starebbe da fare un ulteriore approfondimento dello scontro tra civiltà cosiddette evolute che ne incontrano una ulteriormente barbarica e violenta con la quale coesistere e convivere è impossibile, ma non sono davvero qui per approfondire questo punto specifico, quanto piuttosto per raccontarvi del particolare affetto che nutro per questa pellicola, al di là di averla vista in un momento della mia vita dove i deliri psuedostorici à la Robin Hood mi facevano impazzire di gioia.

La scelta estremamente specifica dei Normanni come uomini del nord e non generici “vichinghi”,mi ha portato a sovrascrivere l’immaginario Buliwyf (interpretato da Vladimir Kulich) alla figura storicamente esistita di Rainulfo Drengot, leggendario fondatore della città di Aversa, attorno al 1022 d.C.

ATTENZIONE: il fondatore della città potrebbe essere meno figo di come appare in questa foto.

La fondazione della mia città affonda nel mito.

Pare che Rainulfo e i suoi fratelli campassero come soldati di ventura, facevano la scorta ai pellegrini che non volevano avere problemi durante il viaggio. Dopo una sconfitta particolarmente brutta dalle parti della Puglia in appoggio alla rivolta anti-bizantina, impresa evidentemente al di sopra delle loro possibilità, con la morte del fratello maggiore, furono costretti ad arretrare fino all’Appennino campano. Dopo una fruttuosa alleanza con l’allora duca di Napoli, Rainulfo ricevette come ricompensa per i servizi resi il titolo di conte e i territori presso la chiesa di Sancte Paulum at Averze, dove si insediò in una roccaforte, pare, di origine bizantina.

Ma probabilmente la mia storia preferita riguardo a Drengot è la leggendaria fondazione delle diocesi di Aversa a seguito di una clamorosa vittoria contro le truppe pontificie e la successiva cattura dell’allora papa Leone IX.

Insomma avventure, battaglie, saccheggi, sequestri di teste coronate: è stato facile per me associare l’eroe del film ad un condottiero minore dimenticato dai più e con un background simile, anche il delirio pseudostorico del film appare tutto sommato nel novero delle possibilità.

Rainulfo è morto come è vissuto, da solo e senza eredi, il suo titolo è passato a qualche nipote.

Del periodo normanno ad Aversa restano segni vaghe e arbitrarie, come i resti della cinta muraria originaria in tufo sulla quale ancora oggi poggiano palazzi nel centro storico. Una mia professoressa (Storia della città, un rubatissimo 30/30) era convinta di aver riconosciuto le tracce del palazzo di Rainulfo da qualche parte vicino al ginnasio, effettivamente presso il Duomo di Aversa, che tra l’altro presente alle spalle del coro, un deambulatorio a sette campate, caso quasi unico in Italia, che la imparenta direttamente con coeve chiese della Francia centro-settentrionale.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai vichinghi, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

WWE2K22, o cosa resterà di questi anni hottanta voglia di farti un suplex

WWE2K22, o cosa resterà di questi anni hottanta voglia di farti un suplex

(Non) mi sono innamorato di te!

(Non) mi sono innamorato di te!