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Warhammer: Vermintide 2 - Quattro amici al massacro

Warhammer: Vermintide 2 - Quattro amici al massacro

Vi è una qualità particolare che permea l’atmosfera e le partite a Warhammer: Vermintide 2. Il feeling di esser parte di un gruppo, di una squadra affiatata. Se i programmatori sono riusciti a far bene qualcosa, è stato creare la serie di algoritmi che generano i commenti e le provocazioni che accompagnano ogni giocatore durante l’avventura cooperativa, all’insegna del massacro di topi e servi del caos. I quattro protagonisti, scelti tra i cinque personaggi a disposizione, in ogni missione che li vede contro orde di nemici, si scambiano continuamente osservazioni, consigli, segnalazioni, ognuno con il suo carattere e la sua personalità ben distinti. Se l’elfa trasuda superbia e razzismo, il cacciatore di streghe mostra il suo spirito da santa inquisizione in quasi ogni sua frase, con dei risultati apprezzabili nella loro capacità di creare un feeling quasi naturale. Mi sono venuti in mente gli scambi di battute tra Aragorn, Gimli e Legolas ne Il signore degli anelli.

Per il resto, Warhammer: Vermintide 2 è il degno successore del primo capitolo, più grande, migliorato, con più cose da fare e più nemici da uccidere. Le classi dei personaggi, pur generalmente rimaste simili a quelle viste nel predecessore, sono state ampliate con più talenti e soprattutto la possibilità di scegliere tra tre diverse carriere, che offrono gameplay molto differenti tra loro. L’elfa, ad esempio, può seguire la strada della Waystalker e focalizzarsi soprattutto sull’uso dell’arco (ma non solo), prendere le abilità di una Handmaiden e dotarsi di una lancia per seminare morte in corpo a corpo o ancora, di nuovo, divenire una Shade esperta nell’assassinio nascosto dei nemici.

Il gameplay, c’è da dire, non cambia moltissimo da classe a classe. Io stesso, ad esempio, mi sono trovato spesso ad andare in giro con una Waystalker teoricamente incentrata sull’uso dell’arco, ma sfruttavo invece uno spadone a due mani e preferivo la sua classe, perché l'abilità di rigenerazione, in un gioco simile, la trovo estremamente utile. Non si arriva ad avere personaggi davvero intercambiabili, ma generalmente è possibile creare eroi adatti al corpo a corpo o alla distanza con ognuna delle classi selezionabili.

La possibilità di avere personaggi da sviluppare e da far salire di livello è però positiva, perché tolto il piacere della crescita del personaggio e di sbloccare nuovo equipaggiamento, c’è da dire che non vi è abbondanza di contenuti. I livelli di gioco sono solo tredici e, presi da soli, offrono tra le sei e le dieci ore di gioco. Finita la trama, va da sé che l’unica cosa che può spingere ad andare avanti è potenziare i personaggi, e posso dire che, almeno nel mio caso, e mi considero un giocatore medio, sono necessarie circa dieci ore per sbloccare tutte e tre le classi per ciascuno di loro, e circa una ventina di ore per raggiungere il livello massimo, sempre che il dover ripetere sempre le stesse missioni non venga a noia. Per evitare questo, viene in aiuto l’introduzione delle “imprese eroiche”, ovvero missioni che si possono affrontare sottostando a determinate regole (come, ad esempio, veder scatenate orde di nemici più spesso o incontrare più di frequente i boss): si tratta di varianti a difficoltà elevata, che aiutano a rendere più stimolante il visitare sempre le stesse missioni.

Una volta sul campo di battaglia, i comandi non sono particolarmente complessi. Si tratta di uno sparatutto in prima persona, per quanto in chiave fantasy, con un sistema di combattimento estremamente semplificato, che consiste in parate, spinte, attacchi normali e attacchi pesanti, più le abilità uniche di ciascun personaggio. La vera inventiva è necessaria durante gli scontri con i boss o alcuni degli avversari speciali. Una tattica che ho trovato piuttosto funzionante, almeno con l’elfa, è quella di tenere da parte la sua abilità speciale fino a trovarsi di fronte a un nemico speciale e usarla all’istante per eliminarlo, prima che possa far danni al party. Chiaramente, le strategie di gioco possono variare anche in maniera non indifferente, se si è scelto di sviluppare un altro personaggio.

Per quel che riguarda l’aspetto tecnico, Warhammer: Vermintide 2 si difende dignitosamente, per un gioco pensato per essere affrontato online e con orde di centinaia di nemici. Nessuno griderà al miracolo per la sua grafica, ma al tempo stesso, la direzione artistica ha fatto un buon lavoro e vedere sciami di nemici gettarsi da rocce e arrampicarsi per sopraffare il gruppo di eroi è una visione che sa sempre colpire. Il fatto che la grafica non sia particolarmente avanzata, per quanto gradevole, ha anche il non secondario vantaggio di permettere a computer non troppo potenti di far girare il gioco più che dignitosamente. Molto buono anche l’audio, con una colonna sonora dinamica e “suggerimenti” che segnalano l’arrivo di orde nemiche. Non posso poi che ribadire il plauso iniziale al “banter” costante tra i vari personaggi.

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Ho sbloccato il gioco tramite un codice Steam fornito dallo sviluppatore. Tra i vari personaggi presenti, ho scelto di focalizzarmi prevalentemente sull’elfa e la ho portata al massimo livello di sviluppo, sbloccando tutte e tre le sue classi, prima di decidere che comunque quella iniziale era, a mio giudizio, la migliore. Ho terminato ogni missione del gioco e ho affrontato le missioni avanzate e i livelli di difficoltà più elevati. Conto di continuare a giocarci, e magari sviluppare anche gli altri personaggi col tempo, per quanto la mia preferenza vada all’elfa Kerillian. Warhammer: Vermintide 2 è disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One.

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