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Absolver è un buon lottatore, ma non un maestro

Absolver è un buon lottatore, ma non un maestro

Il cammino del vero guerriero, come ci insegna anche Ryu di Street Fighter, è fatto di disciplina, allenamento e tanti scontri. Con avversari, sparring partner occasionali o anche amici di viaggio. Ma è un percorso sempre solitario, anche in compagnia, dove ciò che conta è ascoltare il proprio corpo, superare i propri limiti, per poi imparare e non fermarsi più. Perché, qualsiasi sia la domanda, la risposta giace nel cuore della battaglia.

Anche quella del seguente interrogativo: Absolver è un bel gioco?

Sì. Decisamente. Ha un combat system semplicissimo ma comunque profondo, delle animazioni davvero fluide e uno stile grafico invidiabile. Con due soli pulsanti è possibile inanellare combo, tutte basate unicamente sul tempismo, sfoggiando una raffica di pugni e calci che solo la barra della stamina (o un contrattacco avversario) può interrompere. Cancel, parate, schivate e scatti sono tutte movenze basate su un solo tasto o un tocco di analogico destro, rendendo i combattimenti di Absolver incredibilmente fluidi e adatti anche ai novizi.

Ovvio, non mancano finezze e altre stratificazioni, come i poteri legati ai cristalli Tensione (che si ricaricano durante le botte), in grado di aiutare non poco la vita dei lottatori. Ma troviamo anche la possibilità di utilizzare armi o rompere le parate e, soprattutto, la piena personalizzazione del moveset del proprio avatar/lottatore.

Al momento della creazione del proprio “personaggio”, è possibile aderire a una fra le tre scuole, che darà la possibilità al lottatore di incassare meglio i colpi, effettuare parry o rapide schivate. In seguito, salendo di livello come nel più classico dei GdR e combattendo con altri avversari, si sbloccano nuove mosse con cui arricchire il proprio ventaglio di possibilità. Il cuore di Absolver è proprio qui: combattere per potenziarsi, imparare nuove mosse, cambiare il proprio moveset per essere ancora più imprevedibili e letali per poi affrontare nuovi avversari, che siano questi controllati dalla CPU o da altri giocatori in carne ed ossa.

Absolver infatti presenta una struttura molto fluida, in cui gioco in singolo e multiplayer si fondono armonicamente. Durante le scorribande nella (non vastissima) area di gioco, è possibile spesso incrociare altri giocatori con cui stringere momentanee alleanze, sfidarsi in duelli improvvisati o semplicemente salutare con un cenno per poi ignorarli. O qualsiasi combinazione di quanto detto su: ad esclusione delle aree puramente PvP, tutto può succedere, in Absolver, e il compagno di viaggio può mordere a tradimento come la più velenosa delle serpi.

Il percorso verso il lottatore perfetto prevede anche una “pseudo-storia” criptica, basata sulla sconfitta di alcuni lottatori particolarmente ostici per poi raggiungere il boss finale, sempre da stendere a suon di cazzotti. Ma è solo una parte di Absolver che, come ripeto, è un gioco per chi ama sfidarsi sempre e migliorare sempre più. Vive quindi di un circolo di battaglie infinite e di tante sfide 1vs1 con altri lottatori, da affrontare poi magari giorni dopo con statistiche e moveset rinforzati.

Gli scontri contro altri esseri umani costituiscono forse la parte più appagante di Absolver.

Purtroppo, però, Absolver ha pure i suoi bei difetti, che possono allontanare o, peggio, tediare ben più di un giocatore. Me compreso. Anzitutto, il level design che, nonostante la grandezza non propriamente invidiabile delle mappa, risulta davvero confusionario, facendo mancare spesso al giocatore punti di riferimento che facciano capire al giocatore quale sia il suo collocamento nello spazio del gioco.

In più, nel suo peregrinare, spesso il giocatore sarà costretto a scontri in inferiorità numerica. E il battle system, assolutamente appagante nella singolar tenzone, risulta piuttosto inadeguato alle situazioni più affollate. Ciò è ancora più evidente se ci sofferma sui poteri legati alla Tensione, che richiedono tutti un certo tempo per il “cast”: frazioni di secondo che sono un lusso, quando si è accerchiati da tre o più lottatori. Certo, è sempre possibile farsi aiutare da un passante, ma bisogna attendere che ci sia qualcuno di buona volontà pronto al soccorso.

La creazione del proprio avatar è meno importante del previsto: il grosso si gioca sulle personalizzazioni successive.

In più, il sistema di progressione è davvero troppo lasciato alla pura volontà di migliorarsi, per poi lanciarsi negli uno contro uno con altri giocatori reali. Che poi è l’unico “output” possibile, in quanto l’intelligenza artificiale non brilla di certo. Inoltre, l’estrema personalizzazione dei personaggi fa venire un po’ meno quel fattore “mindgame” che, personalmente parlando, è quello che più mi attrae in un picchiaduro. Non potendo avere minimamente idea su quale sia il moveset avversario, infatti, si finisce per giocare più di “ritmo” che di cervello, in una gara a chi impone per primo il proprio flow allo scontro.

La mie esperienza con Absolver, insomma, è andata a strappi, con picchi di amore intervallati da valli di noia e, a volte, sconforto. Intendiamoci, l’esperienza nel suo complesso è stata decisamente positiva, ma non riesco in ogni caso a consigliare ad occhi chiusi l’ultimo parto dei prolifici Devolver Digital. Nemmeno ai più sfegatati fan del mondo dei picchiaduro.

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Ho giocato ad Absolver grazie a un codice Steam inviatomi dagli sviluppatori. Ho usato per tutte le mie sette ore di gioco - più che sufficienti a finire la “storia” e tastare l’end game - un controller per Xbox One. Data la natura del combat system, che richiede due leve analogiche, è di fatto impossibile utilizzare un arcade stick. Absolver è disponibile anche su PlayStation 4.

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