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Allied: Un'ombra nascosta e il mio voler bene a Bob Zemeckis

Allied: Un'ombra nascosta e il mio voler bene a Bob Zemeckis

Mentre guardavo Allied nel buio della mia bella saletta cinematografica, sono stato colto da un improvviso balzo indietro di oltre quindici anni (glom) e mi sono ritrovato a pensare ai bei tempi in cui il trailer e il manifesto di Le verità nascoste svelavano il colpo di scena di metà film, o giù di lì. E mi sono chiesto se a Bob Zemeckis questi autospoiler sui suoi film facciano girare i maroni, considerando che con Allied non siamo esattamente nello stesso territorio ma non ci si va neanche troppo lontani. Voglio dire, capisco che la faccenda del crollo di fiducia maritale causato dal tema spionistico sia il cuore emotivo e il nodo della natura da thriller melodrammatico del film, quindi è forse inevitabile venderselo così, però, quando mi sono reso conto che si trattava di una svolta che a conti fatti arriva dopo un terzo buono di pellicola, sostanzialmente in avvio del secondo atto (o giù di lì), mi sono un po' stranito. Ma che ci dobbiamo fare?

Pippe mentali sulle scelte di marketing a parte (in fondo con l'ultimo Terminator è andata anche peggio e pure il film era peggiore), Allied è un bel film, che mescola un riuscitissimo senso di paranoia da thriller spionistico con un melodramma lanciatissimo, senza freni, forse anche un pizzico esagerato, per quanto giustificato, nei minuti finali. Robert Zemeckis dirige come sempre con grande mestiere, piazza lì gli inevitabili virtuosismi che ci aspetta  da lui ma riesce a farlo in maniera più controllata rispetto al solito, mettendo sul piatto colpi di bravura notevoli nascosti dentro semplici momenti di conversazione, e tira fuori un film dal sapore straclassico, forse anche banale, ma confezionato a meraviglia.

Al suo servizio, poi, c'è un cast in ottima forma, soprattutto nella maniera in cui Brad Pitt e Marion Cotillard dipingono una storia d'amore bizzarra, surreale, fra due persone innamorate perse ma forse incapaci di esserlo fino in fondo, frenate dalla loro natura di spie nell'espressione di quella fiducia e quell'apertura totali, sincere, senza alcuna barriera, che normalmente ci si aspetterebbe. È forse l'elemento più peculiare del film, considerando il taglio da melodramma disperato, e impedisce agli aspetti più romantici della vicenda di esplodere appieno, anche se non ne smorza di certo i toni da tragedia. Oppure è tutta una mia sovrainterpretazione e la verità è che fra i due non c'è la minima intesa. Può essere. Ma per me il vero problema è che in tutta la prima parte Brad Pitt parla in francese e io non riuscivo a fare a meno di pensare ad Aldo Raine che parla in italiano. Un po' ti ammazza l'atmosfera.

L'ho visto al cinema a Parigi a fine novembre ma in Italia ci arriva oggi. Le parti in francese le lasceranno sottotitolate o doppieranno tutto e buonanotte? Non penso che doppieranno, è veramente mezzo film, e poi vi perdereste Brad Pitt che parla in francese. Vuoi mettere?

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