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Stories: The Path of Destinies - La volpe, l'uva e l'apocalisse

Stories: The Path of Destinies - La volpe, l'uva e l'apocalisse

Stories: The Path of Destinies è un gioco assai ambizioso: per sua stessa ammissione – nascosta ma comunque chiara – desidera narrare una fiaba nera senza preoccuparsi di apparire fin troppo crudo, ponendo grande enfasi sulle scelte da compiere e le conseguenze che ne derivano. Il costrutto narrativo, tuttavia, inizia in maniera fin troppo classica, aggrappandosi alle perigliose vicende di Reynardo, una volpe antropomorfa armata di spada. Il nostro eroe dovrà appoggiare la crescente ribellione per contrastare l’egemonia di un brutale imperatore rospo e lottare contro un’assortita scagnozzeria per poter proseguire nel suo viaggio. Input banale? Solo in apparenza.

Quanto m'è dolce... OK, nessuna citazione dotta, oggi.

Quanto m'è dolce... OK, nessuna citazione dotta, oggi.

Dopo un tutorial dai ritmi un po' blandi e con una struttura di gioco che fa il verso a Diablo, il gioco comincia a titillare la nostra curiosità, mettendoci di fronte a una prima, importante scelta (che chiaramente ometto per evitare spoiler).

Di seguito, proseguiremo lungo una sezione di gioco piuttosto breve, solo per trovarci di fronte ad un’altro bivio. Come in un’avventura anni ’80/90 dal tipico retrogusto al librogame, ogni scelta condurrà verso uno specifico binario, perlopiù tragico, esattamente come accadeva nei vecchissimi e meravigliosi libri di cui sopra ("stramazzi sul fondale senza vita" - Sopravvivere in Mare, Scegli la tua avventura, 1986).

La tavolozza di colori pastello è assai gradevole.

La tavolozza di colori pastello è assai gradevole.

Il gioco prosegue e termina in un arco di tempo che oscilla tra i quaranta minuti e l'ora e mezzo, ma come avrete chiaramente intuito, il primo finale è solo l'inizio. Alla stregua di un Ricomincio da Capo in salsa fantasy, faremo ammenda dei nostri errori (anche se si tratta perlopiù di subdoli espedienti), alla ricerca di un epilogo più soddisfacente.  Nei tentativi seguenti, complici il level up e un timido crafting delle armi, riusciremo a procedere più agevolmente, scovando perfino aree nascoste.

Il racconto passa attraverso pagine color seppia dall'art design notevole.

Il racconto passa attraverso pagine color seppia dall'art design notevole.

L’elemento sfizioso che fa da cornice a questa struttura ciclica è la voce di Reynardo. Attraverso i suoi pensieri, la volpe scandirà i ritmi della narrazione, modificando le proprie riflessioni in seguito a una sorta di "consapevolezza pregressa”, utile a orientarci dopo le prime, nefaste dipartite. Approfondendo la struttura di gioco, potremmo definire Stories: The Path of Destinies come un Diablo all’acqua di rose (annacquata).  La giocabilità si dipana attraverso bucoliche ambientazioni dal level design basico, ma visivamente appaganti, grazie soprattutto alla riuscitissima direzione artistica. Il gioco, eccetto che per gli immancabili bivi, risulta assai lineare, accordandoci un discreto massacro tra le fila nemiche.

Anche la monocromia, quando presente, è usata con un notevole piglio artistico.

Anche la monocromia, quando presente, è usata con un notevole piglio artistico.

Come vi accennavo poco prima, Stories propone anche una tiepida componente ruolistica, con level up compulsivo, albero delle abilità e ricerca di materiali per la forgiatura di nuove armi. Il tutto è assai semplificato, il che non è neanche un vero e proprio difetto, se la schiera di nemici non fosse tanto esigua e il motore poligonale non inciampasse così spesso. Peccati perdonabili solo se vi intrigano l'idea di base e la sua "messa in scena", elementi su cui il gioco certamente non difetta.

Degna di plauso, in quest’ottica, l’impostazione narrativa che affronta tematiche forti senza lesinare in particolari drammatici o truculenti, e questo mai in maniera gratuita, anzi, sempre in perfetta sintonia con l’atmosfera proposta. Il fatto che l’art design sposi uno stile fiabesco non minimizza la carica emotiva dei contenuti, infarciti anche di dotte citazioni ludiche e spassose battute meta-referenziali.

Gli orticelli e le atmosfere alla Heidi non mancano. Le caprette che fanno ciao sì, però.

Gli orticelli e le atmosfere alla Heidi non mancano. Le caprette che fanno ciao sì, però.

Dove il gioco patisce, però, è nell'inevitabile ridondanza che tale scelta porta con sé. La semplicità del combat system, una volta raggiunto il level cap, sfocia in mera formalità, mettendo in risalto anche quei problemini di ripetitività e stuttering sui quali eravamo stati propensi a soprassedere nelle prime run.

Per quanto ispirato nelle sue dinamiche di "narrazione circolare" e tagliente nel tratto e la direzione artistica,  Stories: The Path of Destinies paga lo scotto delle sue stesse velleità, risultando efficace e accalappiante proprio grazie a quegli elementi che molti altri potrebbero percepire come palesi cali di ritmo.

Ho scaricato Stories: The Path of Destinies grazie a un codice fornitomi dal distributore. Ho giocato più o meno una quindicina d'ore, vedendo dodici finali differenti. Ad essere sinceri, ho apprezzato maggiormente quelli tragici, ma questa è una mia personale fissa da quando avevo undici anni e scribacchiavo sugli Scegli la tua avventura.

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